A Roma, il disagio giovanile cresce esponenzialmente. Si stima, infatti, che circa 74 mila persone di età compresa tra i 15 e i 29 anni non studino né lavorino. Il dato, ovviamente, risulta molto allarmante.
La situazione in Capitale è stata certamente aggravata dalla situazione di emergenza legata alla pandemia di Covid 19. Il fenomeno, purtroppo, sembrerebbe essere in crescita.
Disagio giovanile a Roma: le cause e i problemi occupazionali

Come riportato da Il Corriere della Città, i giovani che versano in questa situazione di disagio sono chiamati “Neet”, acronimo che sta per “Not in education, employment or training”.
Le cause che stanno alla base di questa situazione sembrano essere le limitate opportunità di lavoro da un lato e la mancata volontà di impegnarsi negli studi dall’altro.
Orazio Gianicola, docente di Sociologia di sistemi educativi del dipartimento di Scienze sociali ed economiche della Sapienza, attribuisce questa assenza di volontà soprattutto all’ambiente scolastico.
Il problema, dunque, non sta tanto nella qualità dell’insegnamento, quanto, piuttosto, nel mancato stimolo che deriva dal passare le giornate scolastiche in aule fatiscenti. Discorso che vale ancor di più per tutti quei ragazzi già cresciuti in ambienti all’insegna del degrado.
Oltre a ciò, ovviamente, i problemi occupazionali della Capitale non aiutano. A Roma, infatti, mancano poli industriali e, di conseguenza, opportunità lavorative per coloro che hanno un basso livello di scolarizzazione.
Ad aggravare ulteriormente una situazione già tragica si aggiungono quei giovani che diventano genitori pur non avendo un lavoro. Così facendo, si innesca un meccanismo di degrado che finisce per coinvolgere anche le nuove generazioni.
Giulia Guglielmetti
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