Continuano le contestazioni da parte degli inquilini delle case popolari sulle morosità ricevute da Aequa Roma, a quanto riporta RomaToday.
Aequa Roma e le richieste poco chiare
Dal 2021 fino al 2022, Aequa Roma prosegue con l’invio di migliaia di cartelle con richieste inverosimili. Si parla di casi con contestazioni di morosità che risalgono a venti o trent’anni prima, come riporta il Romatoday. Nessuna specifica su cosa e perché dovrebbe essere pagato con affitti, addirittura, apparentemente non dovuti.
Uno degli ultimi casi ce lo racconta il segretario Angelo Fascetti. “Sono stati chiesti 5.300 euro, riferiti alle annualità 2018 e 2019, ad un inquilino che ha riconsegnato l’immobile nel 2017. Non solo: gli viene contestato un debito del 2015, nonostante la società che precedeva Aequa Roma, ovvero la Prelios Integra Spa, nel 2017 certificava in una lettera che per quell’anno il dovuto fosse pari a zero”.
Mancanza di comunicazione che si percuote sulla Capitale
Questo caso è uno tra i tanti, infatti di seguito le parole di Fabio Catalano di Asia Usb. “Da Primavalle a Tor Bella Monaca e San Basilio, tutti i nostri 24 sportelli a Roma stanno ricevendo richieste di aiuto da parte di inquilini raggiunti da queste cartelle. É un problema diffuso a macchia d’olio, tanto che non so nemmeno quantificare le lettere ricevute. In questi casi la tempestività è importante. Se non si impugnano subito queste cartelle, vengono prese in carico dall’Agenzia delle Entrate e scattano le richieste di pignoramento”.
“Il sindacato non punta il dito contro la contestazione di morosità “tout court”, ma contro la mancanza di riscontro da parte di Aequa Roma sulle cifre eventualmente dovute. “Inviano dei tabulati con i residui spesso anche totalmente sballati, senza che l’inquilino possa sapere a cosa si riferiscano: è per l’affitto? Per la bolletta dell’acqua? E di quali mesi? Abbiamo chiesto all’agenzia più volte di ricevere i documenti, anche il Dipartimento ha fatto questa richiesta, ma da Aequa Roma non ci sentono e anche dopo un anno e mezzo siamo senza risposte”.
La mancanza di risposte, sottolineata da Fabio Catalano di Asia Usb, ha un costo oneroso per la Capitale. Il 23 novembre, infatti, con la sentenza 54105 emessa dal tribunale ordinario i giudici hanno dato ragione all’avvocata Marina Rossi di Asia Usb, accogliendone il ricorso. Un caso, anche questo, che non rimarrà isolato.
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