Albergatore di Roma: “Siamo disperati, moriremo di fame…”

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Sono un albergatore disperato. Se non moriremo per colpa del Coronavirus, sarà la fame ad ucciderci. Qual è la morte meno indolore?” Un grido di dolore difficile da non raccogliere. Ieri, in prima serata, un albergatore di Roma ha inviato un messaggio sulla nostra pagina Facebook sfogandosi, educatamente, sul momento attuale che vive il turismo dopo l’arrivo della malattia virale. Tale settore, questa non è certo una novità, è stato il più colpito e penalizzato dalla crisi giunta in seguito alla pandemia virale. Roma è una città d’arte ricca di storia, ma tra lockdown, ripresa lenta e seconda ondata di Covid-19, gli alberghi hanno guadagnato pochissimo e, adesso, si trovano in ginocchio. Con lo spettro, all’orizzonte, di nuove chiusure qualora i contagi continuassero ad aumentare.

Lo sfogo dell’albergatore di Roma: “Su 24 stanze, riesco a riempirne solo 4 quando va bene…”

Giuseppe Forciniti è uno dei tanti albergatori di Roma incappati nella durissima crisi del settore turistico sponsorizzata dall’avvento del Coronavirus. La sua struttura (Hotel Corallo di via Palestro 44) si è quasi completamente svuotata di turisti: su 24 stanze disponibili, infatti, soltanto 4 sono regolarmente occupate. Il personale delle pulizie, oltretutto, è attualmente in cassa integrazione: non ci sono i soldi per pagarli e le stanze vengono sistemate e lavate dallo stesso Giuseppe aiutato da moglie e nipote. Un situazione davvero complicata che ci ha descritto il diretto interessato:

Siamo davvero disperati. Devo ‘esultare’ perché, se tutto sarà confermato, dovrebbero arrivare quattro prenotazioni. Altrimenti avrei chiuso la struttura con zero clienti. Nel mese di luglio, mi è venuta la tentazione di consegnare tutto al proprietario legittimo: non riesco più a pagare gli affitti. Il personale che pulisce le camere e la struttura è in cassa integrazione, adesso siamo io, mia moglie e mio nipote che rassettiamo tutto“.

Prima dell’arrivo del Coronavirus gli affari andavano bene. L’albergatore di Roma conferma: “Prima del Covid-19, si lavorava bene. Certo, in inverno c’era sempre un po’ di mortorio, ma le prenotazioni risalivano per Natale e Capodanno. Anche in estate ed a Pasqua si facevano affari con il turismo“.

Gli aiuti del Governo non bastano: “Mi hanno dato solo due bonus per la partita IVA ed un fondo da non più di seimila euro. Noi albergatori siamo tutti disperati: parecchi alberghi vicino alla mia struttura sono ancora chiusi. Incassiamo poco e siamo costretti a sanificare spesso e, questa operazione, ha un suo costo. Non elevato come mi aspettavo, ma incide comunque. Al Governo chiediamo che le tasse vengano bloccate fino alla fine della pandemia. Inutile congelarle fino al 31 dicembre. Il bonus vacanza serve a poco: a noi servono soldi liquidi“.

Un pensiero al futuro del turismo: “Come vedo il nostro futuro? Se non trovano alla svelta un vaccino valido, anche il 2021 sarà brutto. Sarà un problema rimanere aperti. Gli alberghi soffrono anche le chiusure dei ristoranti: il turista ha paura di contagiarsi ma, se mai dovesse venire a Roma, troverebbe una città svuotata. Vi siete fatti un giro per il centro? È vuoto. Qui stiamo morendo di fame…

ANDREA MARI

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