Il quartiere Coppedè è uno dei più suggestivi a Roma. Nato tra il 1915 e il 1927, è diventato uno dei veri e propri simboli della Roma contemporanea.
Tutte le meraviglie del Quartiere Coppedè

Situato non troppo distante da Villa Borghese, nel quartiere trieste, nasce tra la prima metà degli anni 10 fino a circa il 1927, per ideazione e progettazione di Gino Coppedè, architetto fiorentino. Composto da 18 palazzi e 27 edifici, è un vero e proprio gioiello immerso nel cuore pulsante della città.
Per poter descrivere il quartiere nella sua interezza, ci vorrebbe un trattato. Ma cerchiamo di capire quali sono le fermate più importanti da fare, se mai vi ritroverete in questo splendido paradiso Liberty.
I palazzi
Il più famoso è sicuramente il Palazzo del ragno. Costruito tra il 1916 e il 1926, prende il nome dalla decorazione che si trova all’ingresso principale: un grosso ragno appunto, che simboleggia l’operosità. Segue poi il Villino delle fate, composto da tre edifici con le loro pregevoli decorazioni, torrette e piccole logge. Questi tre edifici sono simboli per Firenze, Roma e Venezia, e presentano personaggi che ricordano le tre città.
C’è poi il Palazzo degli Ambasciatori, che contiene la dedica a Coppedè. Composto da due blocchi a pianta triangolare, e suddivisi in cinque livelli, presentano la scritta «Anno Domini MCMXXI» che indica la data di costruzione. C’è anche il palazzo di via Olona 2, che ospita al suo interno la sede ufficiale del consigliere della Polonia.
La fontana e alcune curiosità
La fontana che si trova all’interno del quartiere si chiama Fontana delle Rane, costruita nel 1924. Leggenda vuole che Gino Coppedè abbia preso spunto dalla fontana delle tartarughe del Bernini, presente invece nel ghetto. Questa fontana è un simbolo della cultura contemporanea: i Beatles ci hanno fatto il bagno, completamente vestiti, dopo una serata al Piper.
Inoltre, il quartiere fu scelto dal regista Dario Argento come sfondo per alcune scene dei film “Inferno” e “L’uccello dalle piume di cristallo“, negli anni ’70. La vicinanza alla famosissima discoteca Piper poi, ci ricorda la bravissima Patty Pravo. Per concludere, si dice che Gino Coppedè appartenesse alla loggia massonica e che, in teoria, abbia inserito dei simboli nel quartiere per ricordarla.
Marianna Soru
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