A Roma al Teatro Tor Bella Monaca, dal 13 al 15 maggio, AMARE CANNIBALE. I nove mesi della vita di madri e figlə, spettacolo scritto e ideato da Mariagrazia Pompei sul tema della maternità.
Amare Cannibale, in scena al Teatro Tor Bella Monaca dal 13 al 15 Maggio
In scena dal 13 al 15 Maggio, al Teatro Tor Bella Monaca, Amare Cannibale.
“Amare Cannibale” è un testo teatrale, frutto di un lungo percorso di analisi e ricerca, condotto attraverso interviste a donne di estrazione sociale e culturale diversa. Nasce dall’esigenza di raccontare il viaggio, lungo nove mesi che una donna affronta prima del parto; concentrando la riflessione su un assunto tanto semplice quanto dimenticato: prima di un figlio nasce una madre. È un processo lungo e non sempre privo di conflitti. Racconti eterogenei di una stessa condizione hanno dato origine ad una ricerca condotta attraverso letture critiche e analisi controverse; quest’ultima è risultata in un testo teatrale scandito in nove capitoli/scene. In una vertigine comica grottesca quelli che sono si rivelano i drammatici sconcertanti cambiamenti di una donna durante il periodo di gestazione. Afferma Mariagrazia Pompei:
Attraverso interviste, incontri, confronti con amiche e conoscenti ho potuto indagare quanto questo ‘viaggio’ sia traumatico; affascinante, sconvolgente e misterioso. L’innamoramento lento e pauroso che scaturisce da tale periodo della vita di alcune donne, ha mosso in me il desiderio di sapere sempre di più cosa, come e con quali stati d’animo si affronta tutto questo, e quale tabù o stigma si celi dietro la parola “mamma”.”
Nove Mesi per crescere Figlio e nascere Madre
Lo spettacolo, che abbraccia il punto di vista della Madre, racconta con ironia e delicatezza tutti gli sconvolgimenti che possono accorrere mentre ci si prepara a dar vita a un altro essere umano. Si pone delle domande su alcuni assiomi culturali che pongono non poche difficoltà al mondo femminile. La regia affidata alla stessa Pompei, si struttura su un meticoloso lavoro attoriale da un lato; e sull’utilizzo narrativo del video mapping dall’altro. Questa tecnica di proiezione consente di ‘trasformare’ completamente gli elementi scenografici, e, al contempo, mostrare un’apertura verso altri scenari possibili dalla realtà della protagonista, confinata nella scena teatrale.
L’effetto complessivo è quello di un ambiente scenico destabilizzante e in continuo mutamento. Inoltre, gli scenari raffigurati dalle proiezioni, sono abitati l’altro personaggio femminile; in dialogo con la protagonista attraverso improvvise, apparizioni e sparizioni dalla realtà contingente di quest’ultima. Nella pratica, l’attrice proiettata, è presente in un’altra zona del teatro e recita in tempo reale; all’interno di una cabina green screen completa di camera, luci e microfono, incarnando i le varie gabbie sociali alle quali il corpo della donna è sottoposto.
Ed è proprio grazie alla mappatura di questo ‘altrove’, apparentemente inaccessibile al personaggio della Madre, che si evidenziano lo spaesamento, la malinconia e tutti i dubbi che insorgono in questo viaggio di nove mesi verso una radicale trasformazione. Ciononostante, non mancano momenti di gioia e meraviglia, affidati principalmente al personaggio del marito/futuro padre, e sottolineati sapientemente dalle musiche, tutte originali, e dalla recitazione versatile dei tre giovani attori: Valentina Favella, Francesca Diprima e Riccardo Pieretti.