Il bambino autistico in questione ha sei anni. L’associazione napoletana rende nota la vicenda con “La battaglia di Andrea“. La presidente: “Siamo certi che la scuola chiarirà la situazione e che gli organi competenti faranno il proprio dovere”.
Per il bambino autistico arriva il sostegno dall’associazione “La battaglia di Andrea”
Il piccolo è stato deriso dalle insegnanti in chat per il suo autismo. Si parla di messaggi pesanti scritti su WhatsApp all’interno di un gruppo creato appositamente per “sparlare” del bambino autistico di sei anni. A sporgere denuncia è l’associazione “La battaglia di Andrea“, una realtà napoletana che lotta per difendere i diversamente abili. La vicenda è accaduta in una scuola primaria di Roma, dove la mamma ha per caso scoperto la chat su un gruppo WhatsApp. Il gruppo sarebbe stato creato dalle maestre del bambino, sia di ruolo che di sostegno, per “sparlare” e deridere il piccolo per il suo autismo.
Asia Maraucci chiede chiarezza e provvedimenti
Asia Maraucci, presidente dell’associazione commenta: “Se quanto raccontato dalla mamma dovesse corrispondere a verità, sarebbe gravissimo. Siamo certi che la scuola chiarirà la situazione e, soprattutto, siamo certi che gli organi competenti faranno il proprio dovere, soprattutto per il bene del piccolo. Da parte nostra e da parte del nostro legale Sergio Pisani, conclude la presidente, c’è tutta l’assistenza alla famiglia, e soprattutto al piccolo Luca”. L’associazione nei mesi scorsi, aveva denunciato le frasi choc sui disabili scritte sui social da un vigile di Afragola, nel Napoletano.
Secondo le informazioni provenienti dall’associazione, “le insegnanti avrebbero addirittura esultato quando il piccolo è stato costretto a rimanere a casa perché contagiato dal Covid”. Ad informare l’associazione è stata la madre del bimbo affetto da autismo, la quale è stata avvertita da un’operatrice educativa per l’autonomia. La madre del bambino con autismo dice: “Mi fece leggere questi messaggi, rimasi sconvolta e incredula. Mi sono recata subito a scuola per chiedere spiegazioni, ma l’insegnante di sostegno si è rifiutata di rispondermi“.
Ylenia Iris
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