Caso Emanuela Orlandi: la pista economica e il ricatto

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Il sequestro di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana scomparsa il 22 giugno 1983, continua ad essere estremamente attuale. A sole due settimane dalla riapertura di un’inchiesta in Vaticano sul caso, dopo due archiviazioni avvenute rispettivamente ne 1997 e nel 2015, si indaga su una pista economica.

Il passato oscuro di questa vicenda, che ha visto coinvolta la figlia quindicenne del messo pontificio di papa Giovanni Paolo II, dunque, sembra ritornare a galla. Il Promotore di Giustizia della Santa Sede, Alessandro Diddi, titolare delle indagini, sta prendendo in considerazione tutte le precedenti ricostruzioni fatte sul caso. Data la mole di documenti, ovviamente, tutto ciò che si potrà fare sarà procedere per ipotesi, una strada alla volta, continuando a sperare in qualche nuova testimonianza.

Scomparsa di Emanuela Orlandi: l’incontro segreto in Vaticano e il movente economico

Fonte corriere.it

Come riportato da Corriere, la pista economico-affaristica è sempre stata, nell’ambito del giallo di Emanuela Orlandi, una di quelle maggiormente accreditate. Si sarebbe trattato, dunque, di un ricatto, attuato ai danni di una ragazzina adolescente, contro l’allora papa Giovanni Paolo II e il Monsignor Marcinkus, capo dell Ior, la Banca Vaticana.
Marcinkus, all’epoca, era impegnato nel sostegno del sindacato cattolico Solidarnosc, che aveva finito per svuotare anche le casse del Banco Ambrosiano.
L’obiettivo del ricatto sarebbe stato, dunque, da un lato quello di recuperare i soldi versati in Vaticano tramite canali illeciti e dall’altro quello di allontanare lo stesso Marcinkus.

A confermare tale ipotesi, c’è la storia raccontata dall’ex agente segreto Francesco Pazienza a Corriere. Pazienza, nel novembre del 1980, sarebbe stato convocato in Vaticano da Monsignor Casaroli, Segretario di Stato. Il motivo della sua convocazione riguardava proprio Monsignor Marcinkus, che, secondo il braccio destro di Casaroli, Monsignor Celata, avrebbe dovuto assolutamente mollare la presa sullo Ior.
Inoltre, sarebbe emersa una prova che lega effettivamente questa pista della Banca Vaticana alla scomparsa delle giovane Emanuela. Sarebbe, infatti, stata decodificata l’ultima telefonata fatta dalla ragazza alla famiglia, nella quale si parlava di un uomo che le avrebbe offerto un lavoro come rappresentate Avon in centro a Roma.
Si pensa, però, che questa telefonata nascondesse in realtà un messaggio in codice per i monsignori, costruito attrverso una serie di rimandi e simboli.

Giulia Guglielmetti
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