Cinghiali: a Roma resta l’emergenza

Procede a rilento il piano di contenimento dei cinghiali. Gubbiotti (RomaNatura): “In positivo registriamo la collaborazione dei municipi”.

I cinghiali nel vivaio di Ottavia

I cuccioli allattati in mezzo ad una strada di Monte Mario dimostrano che il problema dei cinghiali, a Roma, è ancora presente. Varie segnalazioni nella zona nord della Capitale. Sono stati fotografati dei cinghiali a spasso in un vivaio di Ottavia. Lo stesso nel parcheggio dell’ospedale Gemelli. Il cambio di amministrazione cittadina non è riuscito ridurre gli incontri tra i mammiferi e gli abitanti della capitale. Le competenze del contenimento della fauna selvatica vanno divise considerando vari livelli di responsabilità. Il comune ha il ruolo di tenere pulita la città, in base al protocollo sottoscritto nel 2019.

Il problema dei cinghiali non si è risolto

“La situazione è la stessa di quando la città era governata dalla precedente amministrazione anche se, qualche elemento positivo di novità, lo abbiamo registrato”. Lo dichiara Maurizio Gubbiotti, presidente di RomaNatura, l’ente regionale che gestisce una quindicina di parchi e riserve in città. “In particolare, abbiamo riscontrato la disponibilità dei municipi XIII e XIV a collaborare. Con i guardiaparco ed i funzionari del servizio tecnico naturalistico di RomaNatura, si stanno effettuando dei sopralluoghi per cercare di limitare i fattori che spingono gli animali ad avvicinarsi all’abitato”.

Da dove provengono i cinghiali

Gli animali arrivano in città perché attratti dai rifiuti. Minore è la distanza tra i parchi e l’abitato, maggiore deve essere l’attenzione dell’amministrazione per gestione degli scarti.  Essi arrivano attraverso il corridoio del parco di Veio. Nel corso degli ultimi anni hanno raggiunto il parco dell’Insugherata, il parco del Pineto e quello di Monte Mario. “Sono aree molto antropizzate, con i condomini che affacciano proprio sul verde” dice Gubbiotti.

La collaborazione con il territorio

A pochi passi dal San Filippo Neri, ci sono dei condomini che affacciano sul parco dell’Insugherata. Lì è presente una recinzione che separa il giardino condominiale, collegato al parco, da un’area dove sono presenti molti cassonetti. In questo caso si osserva una prima differenza rispetto al passato. Difronte alla segnalazione del problema, l’amministrazione locale sta lavorando per impedire l’accesso degli ungulati ai cassonetti. È necessario un cambiamento.

Contenere i cinghiali è compito di comune e regione

“Da un paio di settimane abbiamo dei problemi legati al conferimento degli esemplari catturati. Il protocollo prevede che, a fronte d’una cattura, l’animale sia sottoposto ad un primo controllo visivo da parte del personale della ASL”, dice il numero uno di RomaNatura. Se il cinghiale catturato con la gabbia sta non presenta problemi di salute, viene portato ad un’azienda privata che lo porta al macello. “Ma con il problema della peste suina, la Asl non vuole che gli animali siano utilizzati a scopi alimentari e quindi bloccano le catture”, asserisce Gubbiotti.  Aggiunge, inoltre, “Ho appena incontrato la segreteria dell’assessore alla Sanità perché nel Lazio, a differenza delle regioni del nord Italia, il problema della peste suina non esiste”. Le catture, al momento ferme, devono ripartire.

La questione delle gabbie sabotate

In relazione alle catture il presidente di RomaNatura dice: “Il numero di catture che riusciamo a fare già non è sufficiente, ma in più, oltre al problema con la Asl, abbiamo una difficoltà che abbiamo segnalato anche ai municipi: le nostre gabbie, una volta posizionate, vengono distrutte. I responsabili della loro distruzione, probabilmente, sono persone che hanno compreso che non essendoci a disposizione delle oasi per ungulati, il destino degli animali catturati è quello di finire al macello.” Un epilogo che è approvato dal protocollo della precedente amministrazione cittadina, della città metropolitana e della regione Lazio. Con le gabbie sabotate gli esemplari catturati rimangono pochi.

Ylenia Iris

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