Si riaccende il faro su un arco di tempo della storia dell’uomo che va da 300mila ad almeno 50mila anni fa. Ben 9 resti di uomini del Neanderthal. Un viaggio nella storia che affonda le radici nelle prime civiltà della costa laziale ed emerge a più di 80 anni dalla scoperta della Grotta Guattari a San Felice Circeo, Latina. Un tratto di territorio questo, abitato dagli uomini di Neanderthal. Un sito archeologico di importanza mondiale e tra i più ricchi di reperti appartenenti al paleolitico medio.
L’eccezionale ritrovamento si deve al lavoro svolto da un team di archeologi, paleontologi, antropologi, archeo-botanici impegnati in una nuova campagna di scavo condotta dalla soprintendenza archeologica delle province di Latina e Frosinone in collaborazione con l’Università di Tor Vergata. L’obiettivo di questa nuova campagna è ricostruire il quadro paleoecologico della pianura Pontina tra i 125mila e i circa 50mila anni fa. In questo arco temporale infatti questa parte del territorio laziale era frequentata dai cosiddetti “cugini” dell’homo sapiens la cui estinzione avvenuta all’incirca nel 26.000 a.C resta avvolta nel mistero.
La grotta Guattari al Circeo, un sito archeologico di importanza mondiale

Il primo importante ritrovamento nella zona, che comprende la grotta Guattari (che prende il nome dell’allora proprietario del terreno) risale al 1939, quando dalle viscere della terra emerse un primo cranio. Il sito grazie agli studi del paleontologo Alberto Carlo Blanc, venne da subito considerato una vera e propria miniera di reperti. Uno scrigno prezioso il cui contenuto è rimasto intatto grazie ad un crollo delle pareti che ne ha sigillato l’entrata.
L’imput alla nuova campagna è nato dalla necessità della messa in sicurezza della grotta. Gli scheletri umani ricomposti appartengono tutti ad individui adulti, fatta eccezione forse solo per uno che potrebbe essere di un giovane. Tra loro una sola femmina. Da quanto sta emergendo si tratta di persone vissute in epoche diverse. I più vicini a noi sarebbero vissuti tra i 50 mila ed i 68 mila anni fa. Il più antico invece addirittura tra i 100 mila ed i 90 mila anni fa. Questa la spiegazione di Francesco Di Mario, il funzionario archeologo della soprintendenza che dirige lo scavo.
Gli studi

Tutti i reperti sono già oggetto di studio da parte del servizio di antropologia Sabab Lazio guidato da Mario Rubini. Questi hanno subito rivelato alcune importanti informazioni. Un’analisi sul tartaro dei denti ha mostrato per esempio che la loro dieta era molto varia, con preferenza verso molti prodotti cerealicolo vegetariani, frutto della raccolta, notoriamente fondamentale per lo sviluppo dell’encefalo.
Uno studio particolare si concentrerà per svelare una curiosa caratteristica che accomuna i crani rinvenuti nella Grotta Guattari al Circeo. Tutti infatti presentano una larga apertura alla base. In merito sono varie le ipotesi formulate dagli esperti sulle quali si spera possano al più presto far luce. La complessa campagna di studi, data la mole di reperti, potrebbe portare a capire la storia dell’intero meccanismo di popolamento dell’Italia.
di Loretta Meloni
Immagine di copertina(Teschio rinvenuto nella grotta Guattari, al Circeo) photo credit: twitter.com