I positivi al Coronavirus sono in continuo aumento a livello nazionale e anche Roma e la regione Lazio sembrano in linea con questa crescita dei contagi. La situazione delle ultime settimana ha portato a definire quella che il Paese sta vivendo una terza ondata. Per analizzare la situazione di Roma e del Lazio di fronte all’aumento dei contagi, Romatoday ha intervistato il dottore in fisica Francesco Luchetta.
La situazione a Roma e nel Lazio secondo Francesco Lucchetta
Francesco Luchetta, dottore in fisica e uno degli autori della pagina Facebook “Coronavirus – Dati e analisi scientifiche“, un progetto di informazione messa in campo da giovani dottorandi e ricercatori che ormai da un anno sta elaborando analisi dei dati sull’evoluzione dell’epidemia. Intervistato dalla testata giornalistica Romatoday, Lucchetta ha spiegato come, nel Lazio, l’aumento dei casi sia in linea con la media nazionale. L’incremento di casi a cui stiamo assistendo (più o meno del 30% a settimana) sta facendo parlare di terza ondata. Chiaramente questo aumento, come spiega il Lucchetta, non è dovuto all’incremento dei tamponi, ma al peggioramento dello strike rate, il rapporto tra tamponi e casi rilevati. A questo dato si aggiunge anche da un aumento degli ingressi in terapia intensiva, che è il primo elemento indicativo sull’andamento della situazione. Anche il Lazio ha registrato un aumento dei casi, esattamente come sta avvenendo in tutta la Nazione. Ci si aspetta dunque che, con la prossima rilevazione, l’indice Rt salirà sopra la soglia di sicurezza, fissata a 1. E’ alto dunque il rischio che il Lazio possa prossimamente finire in zona arancione.
Perchè nel Lazio la situazione è meno negativa rispetto ad altre regioni
Nonostante il Lazio sia in linea con la media nazionale rispetto al numero dei contagi, sembra riportare una situazione meno negativa sotto alcuni punti di vista.
A spiegarne i motivi a Romatoday è proprio Francesco Lucchetta: “Mentre a livello nazionale il numero degli ingressi in terapia intensiva è aumentato del 20 per cento, questo dato nel Lazio è più contenuto e la situazione è stabile. Anche lo strike rate è aumentato ma è tutto sommato rimasto sotto il 5 per cento, la soglia che l’Organizzazione mondiale della sanità aveva stabilito per indicare una situazione sotto controllo dal punto di vista del tracciamento dei casi. Sotto questa soglia ci sono il Veneto, Bolzano, la Sicilia, la Sardegna e poi c’è il Lazio. Quindi la situazione dei contagi sta peggiorando come nel resto d’Italia ma ci sono alcuni aspetti che ci fanno dire che è meno negativa del trend nazionale”.
Ipotesi di un lockdown nazionale
Per quanto riguarda l’ipotesi circolata nelle ultime settimane di un lockdown nazionale per far tornare a decrescere la curva dei contagi, spiega Lucchetta: “Il Lazio è un esempio perfetto di come il contagio possa essere tenuta sotto controllo anche senza zona rossa. Se invece lo si vuole ridurre al minimo la strada è certamente quella del lockdown. In questo quadro pesa l’incognita delle varianti perché dobbiamo ancora capire bene quanto siano più infettive rispetto alla variante originaria. Quindi le restrizioni che hanno funzionato nei mesi scorsi potrebbero non avere gli stessi effetti nei prossimi. Sicuramente la situazione nazionale richiede maggiori misure di contenimento rispetto a quelle attuali.
In quanto ai tempi di risposta dipende dalla severità delle restrizioni: con una zona rossa dopo due settimane si possono già vedere gli effetti sulla curva, con misure meno stringenti serve più tempo per trasformare la crescita in un calo”.
Il possibile impatto delle varianti sui nuovi contagi
Per quanto riguarda l’ingresso delle nuove varianti, che hanno incrementato il numero dei positivi per la loro maggiore contagiosità, Francesco Lucchetta chiarisce: “L’Istituto superiore di sanità (Iss) ha pubblicato un documento con i risultati dell’analisi su un campione di casi per ricostruire la presenza delle varianti in Italia. Sono state avanzate delle critiche in merito al fatto che non si tratti di un campionamento perfetto, ma in ogni caso fornisce degli elementi. Quello studio ci dice che la variante inglese è divenuta predominante. Nel Lazio non siamo ancora a questo punto, dal momento che è presente in circa un terzo dei contagi, ma lo diventerà presto. Il problema della variante inglese è la sua possibile maggiore contagiosità, quindi potrebbero essere necessarie misure di contenimento ulteriori. Lo stesso studio ci dice che su 169 campioni analizzati e 144 sequenze ottenute per l’analisi, 19 presentavano la variante brasiliana. Siamo intorno al 13 per cento del totale. Da questo punto di vista il Lazio è una delle regioni italiane con un’incidenza maggiore dopo la Toscana e l’Umbria. Probabilmente perché questa variante è stata individuata per la prima volta a Perugia e si è propagata nelle regioni più vicine. Se sulla variante inglese abbiamo già a disposizione alcuni elementi, per esempio che i vaccini funzionano, sappiamo molto meno sulla brasiliana. La linea scelta è quella di bloccarla il più possibile delineando delle zone rosse quando viene individuato un focolaio.
L’effetto dei vaccini sull’andamento dell’epidemia
La campagna vaccinale ha indubbiamente avuto un impatto sulla curva dei contagi. Spiega infatti Lucchetta: “L’effetto si è visto sugli operatori sanitari. L’Iss (Iss) pubblica dati separati per questa categoria e possiamo già vedere più che un dimezzamento delle infezioni. Questo ci dice che i vaccini funzionano e che non servono solo a limitare il numero delle infezioni gravi ma ridurlo in modo assoluto.
Da un paio di settimane l’Iss sta seguendo anche l’andamento delle infezioni tra gli over 80 rispetto al resto della popolazione. Anche qui si inizia a vedere un effetto, anche se minimo. Preciso che si tratta di dati non consolidati e che la percentuale di over 80 vaccinati da abbastanza tempo per poterne vedere il risultato non è ancora altissima. A riguardo, il dato positivo è che il Lazio è tra le regioni più avanti nella vaccinazione degli over 80. La copertura di questa fascia è cruciale per portare a una cospicua riduzione della letalità del virus“.
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