Coronavirus Roma, in aumento i malati nelle terapie intensive

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Spaventano i dati registrati nella città di Roma: i contagi da Coronavirus sono in calo, ma aumentano i numeri dei pazienti ricoverati nelle terapie intensive. Per questo motivo l’assessore alla Salute della Regione Lazio, Alessio D’Amato, ha chiesto l’introduzione del coprifuoco come avvenuto il Lombardia.

Roma, terapie intensive alte

Mai visti numeri simili se non nel mese di aprile: le terapie intensive a Roma tornano ad aumentare. Sono 111 i pazienti attualmente ricoverati e gravi: numeri che ricordano i 115 pazienti che erano presenti il 30 aprile negli ospedali della Capitale. I numeri, comunque, non sono mai calati nemmeno nel mese di maggio, mentre tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre la curva è scemata.

L’assessore alla Salute della Regione Lazio, comunque, ha voluto denotare come ci sia “un lieve calo dei casi a Roma“, mentre “rimangono alti i trend di Frosinone, Latina e Viterbo su cui incide un cluster nella casa di risposo San Francesco del Comune di Farnese“.

Proprio da D’Amato è partita l’ipotesi sull’introduzione di un coprifuoco che “andrebbe esteso – ha detto l’assessore – a tutta l’Italia“. Occorre intervenire prima che i numeri diventino troppo alti per evitare che l’epidemia dilaghi troppo in fretta nel nostro Paese.

Pronto soccorso sotto pressione

In un’intervista rilasciata a SkyTg24, Massimo Antonelli, membro del Comitato tecnico scientifico e direttore Terapie Intensive del Policlinico Gemelli di Roma raccontava la situazione nei pronto soccorso della Capitale. “Al Gemelli incominciamo ad avere una certa pressione nei pronti soccorsi – ha rivelato Antonelli -. Ma questo è vero anche per altri ospedali di Roma, soprattutto per quelli che nel Lazio sono stati identificati come Covid-Hospital. Il flusso di pazienti positivi che arriva in pronto soccorso è costante e in crescita“.

Il Lazio, infatti, sta ricoverando molti più pazienti delle altre Regioni italiane, ma quelli che progressivamente migliorano o guariscono vengono poi trasferiti nelle cliniche specializzate. “In questo modo, decongestionando i pronto soccorso degli ospedali, si può arrivare ad una maggior fluidità nella distribuzione dei pazienti e una loro dimissione”, ha concluso.

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