È boom di contagi tra i giovani di Roma. Secondo la Federazione dei medici pediatri, i positivi tra gli 0 e i 16 anni sono 15mila, vale a dire il 2 per cento del totale degli abitanti di Roma. “Soprattutto negli ultimi giorni riscontriamo anche casi di bambini positivi in età da scuola materna: cioè tra i 3 e i 6 anni”, sottolinea la pediatria e presidente capitolina del Fimp, Teresa Rongai, secondo cui “è un dato altamente sorprendente, perché in passato difficilmente si sono avuti bambini così piccoli che si sono contagiati”.
Del totale degli infetti nella fascia d’età tra gli 0 e i 16 anni, gli under 6 sarebbero alcune centinaia: “Numeri molto risicati, è vero, ma per fare capire l’eccezionalità e la velocità del fenomeno – ha aggiunto poi Rongai – parto dalla mia esperienza personale di medico”.
“Io lavoro a San Giovanni, un’area dove il virus sta circolando meno che in altri quartieri, e la scorsa settimana mi hanno segnalato che si erano infettati due bimbi di una scuola dell’infanzia della zona. Non era mai successo nei mesi precedenti”.
Boom di contagi fra i giovani di Roma: la situazione nelle scuole
Il boom dei giovani positivi al Covid si ripercuote anche sulle scuole di Roma. Ad oggi, infatti, 400 sono state le scuole chiuse nella Capitale a causa dei focolai, tre soltanto nell’ultima settimana (e quindi dal primo gennaio). Per correre ai ripari, la Regione Lazio ha dato l’ok ai tamponi gratuiti nei drive in non solo agli studenti, ma anche agli insegnanti.
Presidi e famiglie hanno anche chiesto all’assessorato alla Sanità di inviare fuori le scuole le unità sanitarie mobili (Uscar) per permettere a chi volesse di fare il test. Tutto ciò però non ha fermato l’aumento della Didattica a distanza, arrivata al 30 per cento. Salita perché poi viene messo in Dad anche chi non è infetto ma sfortunatamente è entrato in contatto con persone positive al virus.
“Rispetto al passato – prosegue la pediatra Rongai – anche i ragazzi presentano con più facilità sintomi: febbre, mal di gola, dolori addominali nei più grandi, ma queste conseguenze spariscono presto, infatti notiamo che l’antigene rimane più a lungo dell’organismo dei sintomi stessi. In ogni caso, non registriamo ricoveri in ospedale”.
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