Si chiama Covid Token la moneta virtuale protagonista di una macabra truffa che ha approfittato dell’emergenza pandemica in corso. Attraverso un sito internet, chiamato coronatoken.org, era infatti possibile guadagnare sul numero delle vittime per Coronavirus.
Il meccanismo della truffa
ll meccanismo proposto era piuttosto semplice: ogni criptomoneta corrispondeva a una persona e, partendo da una popolazione mondiale di sette miliardi e mezzo di persone, venivano emesse altrettante monete. Il principio alla base di tutto era che più persone morivano in seguito ad infezione da Covid-19, più diminuiva il numero di monete virtuali in circolazione. Di conseguenza ad aumentare era proprio il valore delle monete stesse. Si trattava dunque di un’operazione finanziaria facile basata solo su un dato: un investimento in Covid Token, che corrispondono al numero delle persone esistenti sulla Terra. Il valore è destinato sempre a salire poiché la popolazione è in continua diminuzione a causa dei decessi per Covid.
Si leggeva sulla pagina web: “Con l’aumentare del numero di infetti/morti a causa del virus il numero di token viene aggiornato ogni 48 ore e, per ogni infezione o morte, viene cancellato un token“. I siti, in realtà, non erano neppure autorizzati a compiere operazioni finanziare di questo tipo.
Le accuse e le indagini
L’inchiesta in realtà era stata avviata a marzo, all’inizio del lockdown nazionale. Il mese successivo era scattato il primo provvedimento a carico del sito web che, però, ha proseguito la sua attività cambiando banalmente l’url. Per gli inquirenti si tratta di un macabro raggiro. Il pm Maurizio Arcuri, della procura di Roma, ha già oscurato due siti web e ha aperto un fascicolo per truffa aggravata ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria e creditizia. Qualche giorno fa la Polizia postale ha proceduto all’oscuramento del sito covidtoken.org, agganciato a un server americano. Al momento, tuttavia, gli investigatori non hanno registrato alcuna segnalazione. Questo può far pensare che, le persone coinvolte, non vogliano ammettere di aver preso parte ad un meccanismo tanto lugubre. I responsabili delle pagine web, inoltre, non sono stati identificati.
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