Inutile ricordare i disagi che la pandemia continua a causare nella vita di tutti colpendo tutti i settori, quello dell’arte compreso. In questi ultimi mesi però l’arte non si è fermata, e ha messo a disposizione del pubblico tour virtuali e mostre in versione digital. Ora la zona arancione della nostra regione però permette altro, ed ecco nascere le mostre in spazi privati. Cosi artisti e galleristi si sono impegnati a offrire, in questi mesi di stop della cultura live, un progetto installativo completo e complesso.
Roberto Pietrosanti da De Crescenzo & Viesti, in via Ferdinando di Savoia 2, terrà appese fino a fine maggio le 53 opere che dal 28 ottobre formano “Codici”. Ogni piccola tela (cm 24×18) è fatta di righe orizzontali che rimandano al nome di un pittore del passato e a un numero. Scopriremo poi che dietro ogni cifra c’è un quadro famoso (il Doge Loredan di Bellini, ad esempio). Ma non solo, scopriremo che il capolavoro non è stato rifatto a olio. Ma da un chilometro di fili colorati da cucito che riportano le variazioni e le vibrazioni cromatiche. Un invito dello scultore Pietrosanti, a ragionare sull’essenza della pittura, bella anche se spogliata dalla veste che rende riconoscibili le cose.

Mostre in spazi privati al centro di Roma
La mostra di Elisabetta Benassi allestita fino al 30 aprile al Magazzino di via dei Prefetti 17 a Roma presenta la scultura con il libro di Alberto Savinio montato su un manubrio di bicicletta che evoca il ready made taurino di Picasso. La mostra è imperniata sul tema soprattutto sul tema delle vedute urbane e sulla ambiguità di tali rappresentazioni. Eccoci poi catapultati nella realtà falsata dei video a loop di Jonas Dahlberg, lavori girati in bianco e nero come Horizontal del 2000 e Vertical Sliding del 2001.
Lo sguardo scorre da un piano all’altro di appartamenti disabitati attraverso i movimenti lenti del carrello cinematografico. Non si tratta però di case reali, bensì di modellini in scala: è la misura dell’artificio che riattiva i sensi e la memoria. Davanti a questi simulacri della realtà, sei sculture in rame (del 2019) di Gianluca Malgeri & Arina Endo strutture rilevate dai parchi giochi di mezzo mondo. A completare la mostra ci sono le foto eseguite nella Roma svuotata dal lockdown opera del messicano Sze Tsung Nicolàs Leong. E le vedute “vive” di Los Angeles, benché derivate dal videogioco Grand Theft Auto V e riammesse nella cornice ibrida del verosimile, di Leonardo Magrelli.

Dipinti e sculture
La cornice è elemento chiave dell’opera di Richard Artschwager (1923- 2013), maestro della Minimal Art americana e rappresentato da Gagosian (via Crispi 16, fino al 24 aprile) attraverso lavori dal 1964 al 1987. Di formica e legno è il dittico Double Color Study del 1965 in cui il quadro e la cornice hanno stessi pesi e medesimi colori metallici.
Dipinto, scultura e oggetto si accavallano anche in Sliding Door del 1964 che sembra una risposta fredda agli interni della Pop Art di quegli anni. Infine, i dipinti veri e propri: vedute di Capital Hill o di case a schiera della provincia Usa, realizzate in acrilico su un fondo poroso di Celotex. E così l’intreccio tra quotidianità, astrazione e simulazione raggiunge un senso di completezza.
di Loretta Meloni
Immagine di copertina (Mostre in spazi privati) photo credit: roma.repubblica.it