Un uomo era passato dall’essere usuraio, quindi carnefice, a vittima. L’operazione chiamata “Dirty cash“, condotta dalla Guardia di Finanza, ha portato all’arresto di tre persone.
Il Comando Provinciale di Frosinone ha da tempo intensificato le attività di contrasto alle condotte che minano l’integrità del sistema economico legale, con particolare riferimento all’usura, fattispecie che nell’attuale momento di crisi occupazionale, economica e sociale, conseguente all’emergenza epidemiologica, sta subendo una notevole recrudescenza a danno di famiglie ed imprenditori. In tale ambito, i Finanzieri del Gruppo di Cassino hanno svolto un’attività d’indagine, coordinata dal Sostituto Procuratore Cesare Sirignano della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nord, che traeva origine dalla denuncia di un commerciante di Cassino che asseriva di essere oggetto di usura da parte di un imprenditore edile di Caserta.
Operazione “Dirty cash”: le indagini
In realtà, a seguito degli accertamenti svolti, è emerso tutt’altro scenario, poiché era l’usuraio ad essere vittima di altri soggetti, quindi alla disperata ricerca di liquidità.
Difatti, dopo aver ottenuto prestiti per decine di migliaia di euro con interessi superiori alla soglia legale, cui non riusciva a fare fronte, l’imprenditore era entrato in una spirale perversa, rivolgendosi ad altri strozzini, precipitando sempre più nel baratro della disperazione. In pieno lockdown e nonostante le restrizioni, la vittima, nel vano tentativo di ottenere risorse economiche, aveva cercato a tutti i costi di incontrare persone disposte ad offrirgli il denaro che doveva restituire, poiché era sottoposto a continue intimidazioni e minacce da parte degli strozzini, anche tramite l’utilizzo di armi.
È stato accertato come la vittima abbia complessivamente ottenuto in prestito circa 65.000 euro e sia stato costretto a restituirne, solo a titolo di interessi pretesi, oltre 172.000, con un tasso usuraio che sfiora il 95%. Emergeva, inoltre, come uno dei “cravattari” pretendesse come saldo dei debiti residui, l’abitazione della vittima, una villa del valore di oltre 800.000 euro, prospettando, in caso di mancato rispetto dei termini per i pagamenti delle somme pattuite, ritorsioni anche nei confronti dei familiari.
All’esito delle indagini, il Gip del Tribunale di Napoli, Raffaele Coppola, ha emesso un’ordinanza di applicazione di custodia cautelare in carcere nei confronti di R.B., di anni 50, residente in Casandrino (NA) e degli arresti domiciliari nei confronti di A.F., di anni 60, e di M.B., di anni 65, residenti a Sant’Antimo (NA), ritenuti responsabili dei delitti di usura ed estorsione aggravate dallo stato di bisogno, dall’esercizio dell’attività imprenditoriale e dall’utilizzo di armi.
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