Darwin inconsolabile, in scena al Teatro India a partire dall’11 gennaio

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Darwin inconsolabile, in scena al Teatro India lo spettacolo di  Lucia Calamaro dall’11 al 23 gennaio.

Darwin inconsolabile, al Teatro India lo spettacolo di Lucia Calamaro

Lucia Calamaro sarà in scena con due suoi testi nella seconda parte di stagione al Teatro India, a cominciare da Darwin inconsolabile, in arrivo dall’11 al 23 gennaio. Una storia in cui riconoscere le nostre nevrosi, i nostri stili di vita frenetici e disumanizzanti, raccontata con fulminante ironia, grande empatia e senza moralismi. Una coproduzione del Teatro di Roma con Sardegna Teatro, Spoleto Festival dei Due Mondi e CSS Teatro stabile di innovazione del FVG.

L’artista tornerà in scena al Teatro India dal 1 al 6 febbraio con lo spettacolo Smarrimento,interpretato da Lucia Mascino e prodotto dallo Stabile delle Marche; un monologo sulla sospensione dell’esistenza e un dichiarato elogio del ricominciare. In Darwin inconsolabile Maria Grazia Sughi è in scena nel ruolo di una madre artista che finge la propria morte per attirare l’attenzione dei figli; quest’ultimi interpretati da Riccardo GorettiGioia Salvatori e Simona Senzacqua. Distratti e troppo presi da sé stessi, tre diverse personalità che lasceranno emergere verità mai dette prima.

Un racconto di vita fra ritmi frenetici e ironia

Maria Grazia pratica la “tanatosi”, diffusa fra certe specie, che per scampare all’aggressione del predatore, “fanno il morto”. La figlia ostetrica, Simona, è schiacciata dalla preoccupazione per le nuove generazioni; un’ambientalista imbranata. Riccardo è un maestro elementare che ha per le mani il futuro e si imbatte in un fumoso testo inedito de L’Origine della specie.

Infine c’è Gioia, una figlia in simbiosi con la madre, perfomer-artista plastica, che indaga il prospettivismo amazzonico e le teorie dell’interspecie, sentendosi più vicina al mondo vegetale che all’animale. Spiega la regista di Darwin Inconsolabile:


”Potrebbe esser un monito, un richiamo, un avvertimento, una metafora. Una madre che simboleggia il pianeta? Forse. Dei figli che simboleggiano noi? Può essere. Ma nessuno, di certo la bontà. Né la colpa. O il destino. Nessuno è vittima. Tutti sono creatura e natura, e hanno le loro strategie di sopravvivenza predatorie come ce le ha un’ape, un radicchio, un riccio di mare, perché “Tutto è gente”. “Tutto è persona” “Tutto vuole vivere e niente sa più morire.”

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