Una detenuta del carcere di Rebibbia è stata vittima di abusi e soprusi da parte di due agenti. La donna, in galera per alcuni furti, ha raccontato di essere stata presa per la nuca, trascinata nuda fuori dalla sua cella e messa sotto l’acqua fredda.
A inchiodare i due agenti sono stati delle registrazioni di videosorveglianza – i due sono stati sospesi dal servizio per un anno ed è stato chiesto per loro il giudizio immediato.
Le accuse sono quelle di abuso di autorità contro un arrestato. Saranno anche accusati di falso, perché hanno redatto un verbale che non raccontava come le cose fossero realmente andate.
La donna, che soffre di disturbi psichici e che più volte ha tentato di suicidarsi, quella sera indossava solo della biancheria intima. Al rifiuto di darle una sigaretta la donna si è scagliata contro il termosifone, è stato allora che la soprintendente ha chiesto all’assistente capo di agire.
Da quel momento è iniziato l’abuso e la vittima è stata anche minacciata; i due complici hanno poi redatto un verbale in cui affermavano che era stata la detenuta la vera colpevole, ma quest’ultima non ci è stata e ha deciso di denunciarli.
Virginia Campolongo