Il nuovo Dpcm prevede la Dad dall’attuale 75% al 100%. Per gli studenti e per i professori verrebbe così a mancare il diritto allo studio. La didattica a distanza non è abbastanza organizzata.
Il provvedimento è parte del quadro del nuovo decreto del governo che prevede la Dad fin dalle medie. A risentirne non soltanto gli studenti, ma anche i dirigenti scolastici che si ritrovano a dover ricomporre e riorganizzare di nuovo l’orario: considerando anche l’obbligo di posticipare le lezioni a dopo le 9, questo è il quarto cambiamento dall’inizio dell’anno.
Tra gli studenti, la rassegnazione e la rabbia. Luca Ianniello, della Rete degli studenti medi di Roma e Lazio, spiega così la situazione: «La Dad è una sconfitta di tutti e per tutti. Non garantisce il diritto allo studio perché non si è fatto assolutamente nulla per implementarla e fare in modo di arrivare pronti a questa fase che, sapevamo tutti da mesi, sarebbe arrivata. Ormai, però, ci siamo, quindi l’appello è che almeno funzioni: connessioni e dispositivi per tutti».
Tra i presidi, Stefano Sancandi del Primo Levi di Vigna Murata aveva già scartato la possibilità del 25% in presenza puntando direttamente al 100% a distanza. Ora lancia una proposta per quando la fase critica sarà superata: obiettivo del 50% in presenza, non per permettere agli studenti di alternarsi. A patto però, che internet funzioni.
Paolo Pedullà del Tasso di via Sicilia era invece riuscito a riorganizzare il nuovo orario con le classi in presenza al 25%. Gli studenti avrebbero potuto frequentare almeno una volta a settimana.
Tiziana Sallusti del Mamiani di Prati solleva la questione dei banchi: «I 350 banchi del governo da noi ancora non si sono visti, mentre non si è fatto quasi nulla sulla banda larga».
Preoccupata anche Maria Teresa Corea, dell’alberghiero Vespucci di Casal Bruciato. Per i professionali sembra ancor più complesso. «Speriamo che almeno ci lascino la possibilità di fare i laboratori in presenza».