Giro di droga ai Castelli Romani. I Carabinieri del Comando Provinciale di Roma stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip presso il Tribunale di Velletri su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 6 persone, ritenute responsabili a vario titolo di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e tentata estorsione. Tra i destinatari del provvedimento che dispone l’arresto ci sono anche i fratelli Bianchi, attualmente già detenuti in carcere, poiché indagati per l’omicidio di Willy Duarte Monteiro, avvenuto a Colleferro (RM) lo scorso 6 settembre. La disposizione odierna trae origine da un’indagine condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Velletri che ha consentito di accertare l’esistenza di un sodalizio dedito allo spaccio di stupefacenti nell’area di Velletri, Lariano, Artena (RM) e comuni limitrofi.
Droga ai Castelli Romani: le indagini
Gli accertamenti eseguiti dagli investigatori, nel dettaglio, hanno permesso di acquisire elementi probatori in ordine ai vari ruoli ricoperti dai medesimi soggetti nell’esecuzione dell’attività illecita, dimostrando che i fratelli Bianchi svolgevano una vera e propria opera di coordinamento dell’attività di spaccio, impartendo precise indicazioni ai vari complici. Inoltre, sia gli spacciatori che gli acquirenti ricorrevano ad un linguaggio criptico concordato, in cui lo stupefacente veniva chiamato in modi variegati (“… caffè… magliette … aperitivo … chiavi … il CD di Gomorra…”). Un vero e proprio codice per evitare problemi con le possibili intercettazioni della Forze dell’Ordine.
Le consegne venivano eseguite con metodo “itinerante”: la banda, infatti, concordava di volta in volta luoghi, orari ed appuntamenti. Il circuito era ben collaudato. Nemmeno il lockdown era riuscito a spezzare le attività di spaccio: le consegne avvenivano ugualmente, sfruttando le poche occasioni in cui erano consentiti gli spostamenti sul territorio. Il giro di affari assicurato dall’attività illecita era importante: gli arrestati, non a caso, utilizzavano auto di grosse cilindrata, abiti griffati e orologi di valore, documentando ogni serata trascorsa nelle più importanti piazze della movida della zona dei Castelli Romani con foto e video pubblicati sui social.
Il modus operandi e l’intimidazione fisica
Inoltre, è stato anche ricostruito il modus operandi del gruppo appurando che gli indagati ricorrevano abitualmente ad azioni violente e minacce per intimorire gli assuntori insolventi e obbligarli a pagare i compensi pattuiti per l’acquisto dello stupefacente. Le regole erano ben chiare tra i vari acquirenti: tutti sapevano che bisognava pagare nei tempi e nei modi stabiliti e tutti erano consapevoli che, in caso contrario, potevano subire una vera e propria “spedizione punitiva” che, oltre alle minacce, poteva comportare violente aggressioni fisiche. Il timore e l’intimidazione erano ben diffusi in quel contesto, anche perché alcuni degli appartenenti al gruppo erano esperti nell’uso di arti marziali avendo partecipato, anche, alle competizioni nazionali.
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