Fabrizio Peronaci racconta per il Corriere della Sera la situazione attuale del pronto soccorso del Santo Spirito, a cui si è rivolto per i malori della mamma.
Roma, emergenza ospedali: Santo Spirito nel baratro tra barelle ovunque, wc chimico, personale insufficiente
Fabrizio Peronaci, giornalista del Corriere della Sera, racconta tramite la testata la vicenda che ha vissuto in prima persona nel pronto soccorso del Santo Spirito, struttura ospedaliera in pieno centro, a due passi da San Pietro.
La mamma di Peronaci, signora 82enne, era stata già dimessa dal pronto soccorso dell’ospedale in questione la sera di venerdì 20 maggio nonostante le fosse stata riscontrata una frattura al femore, ritenuta non sufficientemente grave per un ricovero. Le condizioni della signora sarebbero però poi peggiorate e, contattata la guardia medica, con un quadro clinico di scompensi cardiaci, pressione alta, e sospetta occlusione intestinale, il suggerimento sarebbe stato quello di trasportarla nuovamente al pronto soccorso.
Domenica 22 maggio, alle ore 11, la signora ha quindi fatto ritorno al pronto soccorso, che Peronaci definisce “a metà strada tra un garage e un cantiere”. Il giornalista descrive lo scenario che si è ritrovato davanti: sala strapiena di pazienti gestita da appena due o tre infermiere, barelle ovunque, bombole d’ossigeno vicino a due wc mobili, una sala d’aspetto che spiega ironicamente essere open air, nessun distributore di acqua e cibo, un solo medico.
Nonostante i forti dolori, la signora viene visitata alle ore 22, dall’unico medico di turno dalla mattina presto. L’Rx addominale conferma l’occlusione intestinale inizialmente ipotizzata, e date le condizioni serie, la paziente viene ricoverata, dopo ben undici ore di attesa.
Peronaci denuncia dunque attraverso le sue parole la condizione emergenziale degli ospedali e dei pronto soccorso di Roma, sottolineando che “a medici e infermieri andrebbe fatto un monumento” dato l’impegno alle condizioni date, e che invece qualcosa da obiettare ci sarebbe salendo la scala gerarchica: “Sono la copertura degli organici, la ripartizione tra i vari ospedali delle risorse finanziarie pubbliche (erogate dallo Stato attraverso le Regioni) e i concetti di decoro e dignità che andrebbero rivisti, rivalutati e ricalibrati. Subito. perché, si sa, la civiltà di una società si misura su come cura i più fragili”.
Giamila D’Angelo
Fonte: Corriere della Sera
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