Esquilino, il colle dei misteri e la storia della Porta Alchemica

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Sono numerose le leggende che aleggiano intorno al Monte Esquilino e la Porta Alchemica; in quanto luogo fra i più esoterici della città, la sua storia comprende innumerevoli enigmi e tradizioni oscure.

Il colle Esquilino fra esoterismo e tradizioni oscure

Esquilino Porta Alchemica
Esquilino Porta Alchemica – Wikipedia

Nell’antica Roma, nella zona del Monte Esquilino, pare sorgesse un cimitero dove si seppellivano schiavi o appartenenti alla plebe. Solo in epoca augustea il quartiere diventa un’area molto frequentata: bonificato da Mecenate, qui il politico romano possedeva una villa e il luogo assume il nome di Suburra. Secondo Orazio, invece, il Monte Esquilino era il ritrovo delle streghe poiché abitato da numerose fattucchiere che coltivavano erbe magiche e praticavano riti, sortilegi e varie fatture. Una fama che resta fino al Medioevo quando, il noto colle dei misteri, diviene scenario di roghi in cui le streghe erano arse vive.

Dando un’occhiata all’Arco di Galieno, a pochi metri da via Merulana, si scopre uno dei reperti più antichi: l’arco, infatti, faceva parte della cinta muraria serviana. Sempre sulla via Merulana, attraversandola verso Colle Oppio, sorge un’altra chiesa ricca di misteri: San Martino ai Monti. Tuttavia, il simbolo per eccellenza dei misteri e dei sinistri enigmi che si celano sul monte è la porta alchemica dell’Esquilino sita in Piazza Vittorio.

La leggenda della porta alchemica a Piazza Vittorio

Conosciuta anche come Porta Magica o Ermetica, la famigerata porta Alchemica sita in Piazza Vittorio, o meglio la sua costruzione, oscilla tra il 1655 e il 1680 e risale a una figura nobile: il marchese Massimiliano Palombara. Sulla figura del marchese, a sua volta, aleggiano misteri; pare che estremamente tediato dalla legittima moglie, inizia una profonda e intima amicizia con Cristina di Svezia che, a quei tempi, era in esilio a Roma e abitava a Palazzo Corsini.

Il marchese era solito andare a trovarla molto spesso e, da questi incontri, si intensifica anche la passione che entrambi avevano per l’alchimia e l’ermetismo. Sembra che i due nobili fossero alla ricerca di una formula perfetta che potesse tramutare il metallo in oro. A tal proposito, per mantenere tutto nel riserbo, il marchese fa costruire nella sua villa, situata sull’Esquilino, un vero e proprio laboratorio dove condurre esperimenti, studiare e ricevere gli alchimisti di passaggio.

La misteriosa formula

Secondo la leggenda, in una sera tempestosa, un pellegrino si presenta a palazzo Palombara. Lo straniero pare fosse l’alchimista Francesco Giuseppe Borri: con sé portava un mazzo di erbe dalle proprietà misteriose di cui non aveva alcuna intenzione di rivelare il nome. Tuttavia, affermava che queste erbe magiche fossero le uniche capaci di produrre l’oro che tanto bramavano. Il forestiero, in seguito, aveva raccontato anche di conoscere la formula adatta che tanto avevano studiato il marchese e l’ex sovrana.

La mattina seguente, l’uomo svanisce nel nulla; al suo seguito lascia solo pagliuzze d’oro e un documento misterioso su cui c’erano incisi simboli magici e intraducibili. Sembra che tale testo occulto fosse il Manoscritto Voynich, “il libro più misterioso del mondo”. I simboli che l’alchimista aveva lasciato rappresentavano la formula magica tanto agognata. Successivamente, il Marchese fa incidere il contenuto del manoscritto in una delle cinque porte della sua villa; la speranza era che qualcuno, prima o poi, riuscisse a tradurre quei segni oscuri e enigmatici.

Esquilino, i simboli della Porta Alchemica

Sul frontone della Porta Alchemica ci sono due triangoli sovrapposti con delle iscrizioni in latino. La frase palindroma “Si Sedes Non Is”  si trova alla base: ”se siedi non vai” e che al contrario si può leggere come “Si Non Sedes Is”; ”se non siedi vai”. Successivamente, un’altra rappresentazione attira l’attenzione: il sigillo di Davide, all’interno di un cerchio, in cui è rappresentata una croce che si collega a un altro cerchio più piccolo. All’interno del piccolo cerchio, alla base della croce, un oculus: simbolo alchemico che simboleggia il sole e l’oro. Sull’oculos si legge Novus Ordo Seclorum frase che richiama un’altra scritta situata sul frontone: Aureum Seculum Redivivum.Alcuni dei simboli alchemici, poi, siti lungo gli stipiti della porta seguono la sequenza dei pianeti che, a loro volta, sono associati a dei metalli corrispondenti: Saturno-piombo, Giove-stagno, Marte-ferro, Venere-rame, Luna-argento, Mercurio-mercurio.

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