Le dimissioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi portano squilibri non solo in Campidoglio: queste, infatti, rischiano di far fallire il progetto di portare l’Expo 2030 a Roma. Una candidatura, peraltro, già fortemente a rischio a causa delle condizioni in cui riversa la città.
Expo 2030: le dimissioni di Draghi mettono a rischio la candidatura di Roma

I problemi scaturiti dalle dimissioni di Mario Draghi – respinte dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – non sembrano limitarsi al Parlamento. A rischio è anche la candidatura della città di Roma per ospitare l’Expo 2030, che proprio grazie a Mario Draghi stava raccogliendo sempre più consensi tra i 170 paesi che nel 2023 dovranno scegliere a chi assegnare l’organizzazione dell’Esposizione Universale: la scelta è tra Roma, Riyadh e Busan. Il 7 settembre sarà la data ultima per la presentazione dei progetti finali per la candidatura della propria città ed oggi sarà presentata la Fondazione Expo Roma 2030 – tra i cui promotori vi sono Unindustria, Cna Roma, Coldiretti Roma, Confcommercio Roma, Federlazio, Ancer Roma-Acer e Confesercenti – per «dimostrare interesse e piena condivisione per un grande progetto da parte di tutto il sistema imprenditoriale della città, contribuendo concretamente alla sfida della candidatura di Roma che potrebbe rappresentare un’occasione imperdibile di crescita per l’intero Paese». Giovedì toccherà invece agli Stati Generali per Expo 2030, promossi da Roberto Gualtieri, dove si occuperanno di temi come architettura, imprese, turismo, media, università, cultura e urbanistica.
Per la candidatura della città si punta al tema della rigenerazione urbana, idea che sembra essere particolarmente apprezzata a livello internazionale. I problemi che sorgono, tuttavia, sono due: innanzitutto le dimissioni di Draghi dal suo ruolo di Presidente del Consiglio; in secondo luogo, le condizioni della città di Roma che, da un mese a questa parte, sta affrontando un’emergenza rifiuti senza precedenti. Soprattutto quest’ultimo punto potrebbe mettere a rischio la candidatura di Roma: d’altronde, tra i requisiti fondamentali spiccano la pulizia, la sicurezza ed il sistema dei trasporti. A questi si aggiunge la prospettiva di più di 30 milioni di visitatori che si ritroveranno nella città. In questa prospettiva, il Giubileo del 2025 appare come un banco di prova per testare le capacità della città e della sua amministrazione: solo lì, allora, si potrà parlare di un’opportunità da dover cogliere a tutti i costi o di un fallimento da parte della classe politica italiana.
Maria Claudia Merenda
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