Francesco Borromini, una vita di rivalità a sfondo Barocco

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Continuano i nostri appuntamenti con la rubrica arte: oggi parliamo di un grandissimo artista, padre del Barocco. Francesco Borromini ha infatti vissuto l’epoca d’oro dell’architettura nella Capitale (e non solo), cercando per tutta la vita di sorpassare un suo collega. La sua sarà una fine tragica, ma grazie alla sua straordinaria carriera abbiamo tutt’oggi grandi opere per commemorarlo.

La straordinaria carriera di Francesco Borromini

francesco borromini - rai scuola

Francesco Borromini nasce nel nord, a Bissone (odierno Canton Ticino), il 27 settembre 1599. Probabilmente anche il padre Domenico era un architetto, al servizio dei Visconte a Milano. L’architettura scorreva nel suo sangue: sebbene infatti della madre non si sappia molto, è probabile che fosse imparentata alla lontana con l’architetto Domenico Fontana, uno dei più grandi della sua epoca. Francesco poi, nasce “Castelli”: Borromini sarà la sua firma, per distinguersi dai vari “Castelli” proprietari di maestranze edilizie, o per la sua devozione a San Carlo Borromeo.

Dopo un periodo milanese, approda nella capitale nel 1619. Comincia così il suo primo tirocinio a presso Leone Garove, che lo inserisce nel cantiere della parrocchia di San Giovanni dei Fiorentini. In seguito, lavora prima per Carlo Maderno, e poi per Gian Lorenzo Bernini: comincia così una vera e propria rivalità tra i due, che accompagnerà il nostro artista per tutta la vita. I due, nonostante le divergenze caratteriali, ma soprattutto artistiche (è nota infatti la propensione del Borromini per lo stucco bianco, i materiali poveri, e la maniacale attenzione per i dettagli), concludono il grande Baldacchino di San Pietro.

Ma la vera ascesa di Francesco sarà con la creazione della Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane. Nel 1634 infatti ottiene il primo incarico indipendente, dove finalmente per la prima volta, può esprimere appieno la sua vera natura artistica. Il contatto con il bianco puro, la ricchezza di dettagli e lo studio delle geometrie rendono questa Chiesa quasi un unicum nel suo genere. Ben distante dal collega Bernini, che, come vuole la leggenda, rende una delle sue statue non contenta di questa visione.

L’ascesa e la tragica morte

Sarà Urbano VIII a dare spazio all’artista: nel 1642 dirige il cantiere di Sant’Ivo alla Sapienza, dove ha potuto sperimentare diverse tecniche architettoniche, come la cupola a spicchi, o la lanterna a spirale. Con la morte di Urbano VII, la conseguente caduta in disgrazia dei Barberini, Bernini torna a essere il prediletto della corte papale, gettando Borromini in una profonda crisi professionale.

Infatti, nell’estate del 1677, la sua salute peggiorò drasticamente. Si tolse la vita gettandosi su una spada: la motivazione ufficiale fu uno scatto di collera verso un servo, ma alcune leggende narrano che la vera motivazione fosse il distacco professionale con l’eterno “nemico” Bernini. Si conclude così, tragicamente, la vita di uno dei più straordinari e originali architetti del periodo barocco.

Marianna Soru

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