Frosinone, Guardia di Finanza arresta 17 persone per estorsione e riciclaggio

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Diciassette persone arrestate e oltre tredici milioni di beni sequestrati. È il risultato dell’operazione “Autoriciclo” condotta dalla Guardia di finanza del Comando Provinciale di Frosinone e scattata all’alba del 3 febbraio.

I diciassette soggetti, a cui sono state applicate le misure cautelari, disposte dal G.I.P del tribunale di Cassino, Salvatore Scalera, sono indagati per reati di evasione, frode fiscale, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, estorsione ed altro, aggravati dal vincolo associativo. Sempre con la stessa ordinanza è stato poi disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni per un valore di oltre 13 milioni di euro.

La Guardia di finanza arresta 17 persone a Frosinone: le indagini

La complessa attività di indagine, coordinata dal Sostituto procuratore della Procura di Cassino, Valentina Maisto, e condotta dal Gruppo della Guardia di Finanza di Cassino, ha consentito di smascherare due distinte associazioni a delinquere, capeggiate da soggetti criminali.

Il loro era infatti un profilo dall’elevato spessore delinquenziale, già gravato da numerosi precedenti, oltre a essere stati già sottoposti a misure di prevenzione personali e patrimoniali. Senza dimenticare che in passato i capi avevano intessuto legami anche con esponenti di spicco dell’organizzazione camorristica riconducibile al ‘clan dei Casalesi‘.

Le due organizzazioni, attraverso la commissione di plurimi reati, anche di natura fiscale, erano riuscite ad acquisire rilevanti quote di mercato, costituendo delle vere e proprie posizioni dominanti, operando in un regime quasi monopolistico nel settore della commercializzazione di autoveicoli, prevalentemente usati, importati da Paesi membri dell’Ue, con evidenti ricadute negative sul mercato.

Il sistema delle organizzazioni criminali

Il sistema fraudolento prevedeva la costituzione e l’utilizzo di soggetti giuridici creati ad hoc, secondo lo schema tipico delle frodi carosello: società cosidette ‘cartiere’ venivano interposte tra i venditori esteri ed i reali acquirenti – costituti da autosaloni o privati – al fine di evadere l’Iva sulle cessioni di beni e non versare le dovute imposte sui redditi percepiti.

Le società coinvolte, con sedi a Cassino, Castrocielo e Ceprano, erano formalmente amministrate da prestanome, ma gestite dai dominus delle associazioni i quali erano riusciti ad occultare ricavi per oltre 19 milioni di euro, e riuscendo a evadere l’Iva per 5 milioni di euro e le imposte dirette per circa 8 milioni di euro.

Ma non solo. Anche le auto non erano pulite, visto che era prassi alterare il contachilometri, tramite meccanici specializzati, così da rendere i prezzi di vendita delle autovetture ancora più concorrenziali. Oppure facevano credere agli acquirenti che le auto erano appartenuto, in precedenza, a un solo proprietario, attraverso finti certificati. A completare il quadro, si inseriscono altre condotte criminose, quali l’estorsione, il riciclaggio e l’abusiva attività finanziaria.

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