Il Covid-19 continua a danneggiare la quiete di migliaia e migliaia di persone in Italia e nel mondo, obbligando spesso genitori in letti d’ospedale e figli in isolamento a casa: ecco la storia di una famiglia di Roma Nord che vive sulla Cassia e che è l’esempio di tante altre situazioni drammatiche
Covid-19 e storie drammatiche: nella città di Roma la storia di una famiglia che riceve solidarietà da amici e vicini
Da Roma al resto del mondo, sono migliaia le famiglie che stanno vivendo situazioni drammatiche per colpa del Covid-19. Le condizioni psicologiche sono sempre più labili e quelle economiche difficilmente sono sufficienti per arrivare a fine mese. La vicenda raccontata su Il Messaggero, è la storia di Sabrina, donna di 59 anni, educatrice precaria in un asilo nido comunale della Giustiniana. La signora vive con la propria famiglia sulla Cassia, a Roma Nord, e da oltre 10 giorni è entrata nell’incubo del Covid-19.
Dopo i primi sintomi e la positività al tampone molecolare, ad essere contagiati sono stati anche gli altri componenti del nucleo familiare: il marito Vito di 57 anni, la figlia Gemma di 21 e il fratello minore di 16 anni. Il dramma inizia quando Sabrina viene ricoverata al Sant’Andrea per dei sintomi che stavano aggravando la propria situazione e dopo 24 ore il marito è stato portato in ambulanza all’ospedale San Pietro. Entrambi hanno riscontrato una polmonite bilaterale e sono curati nei rispettivi reparti Covid delle due diverse strutture.
Il racconto
I figli, obbligati a restare in casa in isolamento fino a quando non saranno guariti, riscontrano il problema di come “sopravvivere” in assenza dei genitori. Il risvolto lieto della storia è la gara di solidarietà tra parenti, amici e vicini di casa. Secondo quanto racconta Vito, “L’altro giorno alcuni condomini, spontaneamente, hanno fatto la spesa e l’hanno lasciata alla porta di casa“- e per quanto riguarda il loro animale domestico- “Inizialmente abbiamo avvisato la protezione civile, affinché mandassero qualcuno per portarlo fuori con le precauzioni del caso, ora c’è una dog-sitter“. Ma resta ancora un ultimo problema: “Secondo la Asl la mia famiglia, e in questo caso i miei figli rimasti a casa, dovrebbe andare autonomamente al drive-in per il tampone molecolare di controllo. Ma vista la situazione mi auguro che si trovi, anche tramite il medico di base, la soluzione per un test domiciliare“.
Serafina Di Lascio