Giallo Ponte di Ferro: A fine 2020 i pompieri lanciarono un appello affinché la baraccopoli e i rifiuti sotto la struttura poi andata in fiamme venissero bonificati. La Municipale inviò una relazione per intervenire, ma non al Comune competente per la pulizia delle banchine
Giallo Ponte di Ferro: un problema ben conosciuto, ma ignorato
Giallo Ponte di Ferro: A quanto riporta il Corriere della Sera, tutti sapevano dell’esistenza di un accampamento con tanto di discarica sotto al Ponte. Solo due settimane prima era stato effettuato un monitoraggio durante il quale era stata confermata la presenza di un gruppo di senza tetto, mentre nei mesi precedenti ci sono stati anche scambi di informazioni fra più enti sulla situazione di pericolo che si era venuta a creare. Tanto più che gran parte dei rifiuti ammassati lungo il Tevere era composta da carte e cartoni, anche quelli scaricati abusivamente da attività commerciali della zona, come peraltro confermato domenica dai vertici Ama. Un quadro ben conosciuto, ma completamente ignorato da chiunque. Fino all’epilogo drammatico di sei notti fa: il ponte devastato da un rogo senza precedenti che ne ha fatto crollare un pezzo e solo per miracolo non ha provocato vittime. Tra le segnalazioni fatte c’è quella alla fine del 2020 e l’inizio di quest’anno direttamente dai Vigili del Fuoco, che avevano fatto notare come lo scenario esistente sotto il ponte fosse contrario a qualsiasi misura di sicurezza. Più che un appello visto che gli stessi pompieri hanno provveduto da soli alla pulizia degli argini. In seguito i Vigili urbani hanno inviato una relazione ufficiale alla Regione chiedendo un sollecito intervento di pulizia. Ma nella comunicazione c’è stato un errore, in quanto la competenza per la pulizia extra aree golenali spetterebbe al Comune. Un intoppo burocratico che potrebbe ora finire al centro dell’inchiesta sull’incendio del Ponte di Ferro, per il quale è stato già aperto un fascicolo per rogo colposo e delitti contro la pubblica incolumità. Non si esclude che possano essere estesi gli accertamenti della procura per capire se ci siano responsabilità anche in merito alla mancata pulizia di quel greto, finito sotto accusa. A essere chiamato in causa a questo punto potrebbe essere l’Ufficio Speciale Tevere. Fra i primi obiettivi raggiunti, il chiarimento delle competenze con le aree golenali di proprietà demaniale e affidate alla gestione della Regione, mentre di diretta competenza di Roma Capitale solamente ponti di attraversamento sul Tevere, parapetti, manutenzione, pista ciclabile e opere di sostegno dei ponti. Alla Regione spettava la gestione delle acque e dell’alveo. All’epoca inoltre il Comune presentò anche una app per la segnalazione di discariche e insediamenti abusivi lungo il corso del Tevere e un gruppo di lavoro con enti e associazioni nell’ambito del cosiddetto «Contratto di fiume» per la protezione dal degrado del corso d’acqua che attraversa Roma.
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