L’ipotesi del green pass per accedere nei ristoranti, si fa sempre più concreta. Molti ristoratori romani sembrano essere d’accordo ma chiedono solo di non richiudere perché se dovessero abbassare la saracinesca ancora una volta, forse questa sarebbe l’ultima.
Il Corriere ha intervistato alcuni ristoratori romani, facendo emergere delle idee differenti, ma non così distanti, riguardo l’introduzione del green pass nei locali.
La voce dei ristoratori
Giovanni Di Blasio, proprietario dell’Antica Osteria da Giovanni, locale aperto dal 1951 in via della Lungara : «Il green pass al chiuso? Va bene anche quello, basta che poi non ci fanno richiudere». Poi Giovanni prosegue: «Per questo motivo siamo anche disposti a controllare che i nostri clienti siano vaccinati, non è in fondo un grosso dramma per noi. L’importante è che nel caso in cui dovessero aumentare i contagi, non arrivino poi altre restrizioni».
La pensa allo stesso modo Nicola Garau, proprietario del ristorante di pesce CapoBoi, in via Arno: «Sono d’accordo, vorrei però che nei prossimi mesi rispettino i patti e ci lascino in pace. Oggi siamo disposti anche a malincuore ad accettare il Green Pass, purché non si sveglino a ottobre con nuove zone gialle, arancioni o rosse, o aperture solo a pranzo. Se dovesse andare a finire così, sarebbe l’ennesima beffa. E dopo tutto quello che abbiamo passato, non ce lo meriteremmo proprio».
Green Pass: ”L’unico modo per salvare l’economia e le vite umane”
Fortemente d’accordo con la scelta di introdurre il green pass per l’accesso ai ristorante, è invece Arcangelo Dandini, chef e titolare di L’Arcangelo, ristorante in via Gioacchino Belli, Prati: «È l’unico modo che abbiamo per salvare vite umane e per evitare il collasso del sistema economico. Non ci possiamo più nascondere dietro a un dito, stiamo combattendo una guerra e la guerra ha bisogno di armi forti. Non si può perdere tempo, il certificato va introdotto per andare ovunque, a teatro, al cinema, ma anche nei negozi».
E di fronte al rischio di perdere clienti, Dandini risponde: «Non mi interessa, lo metto nel conto. Piuttosto penso che tutti debbano imparare a rispettare il prossimo. Non capisco davvero quale sia il problema. La carta verde va intesa solo come un documento in più rispetto a quelli che abbiamo già, nulla di più».
Green Pass: ”Dubito che funzioni in Italia”
Non condivide la stessa posizione Massimo Riccioli, chef e patron della Trattoria La Rosetta vicino al Pantheon, che resta dubbioso: «È un protocollo che può funzionare in paesi tradizionalmente organizzati come la Francia o la Germania, ma ho qualche dubbio che in Italia i gestori dei locali si mettano a controllare all’ingresso chi è vaccinato e chi no». Poi Riccioli aggiunge: «Le persone col green pass sono ancora troppo poche, diciamo la verità. E questo nella maggior parte dei casi non dipende dalla scelta dei singoli di non vaccinarsi, piuttosto dalla carenza di dosi. Quando tutti avranno la possibilità di accedere al vaccino se ne potrà riparlare. Ma fino a quel momento, mi sembra un rischio che non possiamo correre».
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Valentina Cuffaro