Halloween ai tempi dell’Antica Roma

Halloween Antica Roma

Oggi in tutto il mondo, soprattutto nella parte occidentale del globo terrestre, si festeggia Halloween, il famoso “giorno dei morti” caratterizzato da zucche intagliate, mostri, maschere, leccornie e dalla famosa frase che recita: “Dolcetto o scherzetto?” Come per tutte le ricorrenze, anche la notte che mette in contatto il mondo dei vivi con quello dei defunti affonda le sue radici nella storia dell’umanità portando nel nostro presente echi antichi di tradizioni profondamente cambiate. Sembra pazzesco ma Halloween nell’Antica Roma era un appuntamento annuo fisso. Ecco come si festeggiava ai tempi dei Romani.

“Mundus Cereris”, l’Halloween dell’Antica Roma

Halloween nell’Antica Roma era assimilabile alla festa denominata “Mundus Cereris“. A differenza dei festeggiamenti odierni, anticamente erano tre i giorni dedicati a questa particolare ricorrenza: il 24 agosto, il 5 ottobre ed, infine, l’8 novembre. Ma cosa accadeva in queste settantadue ore sparse nel corso dell’anno? Una fossa dalla forma circolare consacrata alle divinità Mani, presente nel santuario di Cerere, veniva aperta per permettere la comunicazione tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Il rituale, che possedeva anche lati oscuri nella prima Roma, ha origini etrusche. I Romani, infatti, assorbirono tantissimo dagli Etruschi, popolo antico del centro Italia, dopo averlo soggiogato definitivamente nel processo d’espansione italiano.

Come detto, lo scoperchiamento della fossa avrebbe permesso, secondo le credenze, di mettere in contatto il mondo dei viventi con quello dell’aldilà. Il rituale del “Mundus Patet” (tradotto in “Mondo Aperto“) rievocava gli spiriti delle persone defunte dal mondo dei trapassati: gli spiriti dei morti, in queste giornate, potevano vagare tranquillamente per le vie delle città romane fondendosi con quella che, un tempo, era la loro realtà. Nella festa di Halloween odierna, in effetti, le dinamica sono davvero molto simili.

CULTO DI CERERE - HALLOWEEN ANTICA ROMA
Raffigurazione di Cerere, dea dell’Antica Roma

Come si rifletteva il “Mundus Patet” nella civiltà di Roma?

I popoli dell’antichità, molto più delle comunità che affollano il presente, erano molto legati ai riti religiosi. Essi, infatti, scandivano e regolavano la vita dei cittadini influenzando, ovviamente, il corso delle loro esistenze. Essendo politeisti, i Romaniavevano a che fare” con diverse divinità alle quali erano dedicare giornate intere. Anche il “Mundus Patet“, dominato dagli dei Mani, si rifletteva prepotentemente sulla vita dell’Antica Roma: era proibita, ad esempio, ogni attività ufficiale. Il rito è di “purificazione” e di “mondatura“, infatti l’inizio dei festeggiamenti era intriso specificatamente da una forte sacralità che riconduceva all’inizio di una nuova vita per la singola persona oppure per una comunità intera. La “buca” aperta, infatti, potrebbe assumere con nitidezza, pensando alle consonati “m-n-d“, le fattezze di un utero, fucina della vita.

E la vita, a quei tempi, era fortemente legata alle coltivazioni ed ai raccolti, fonte primaria di sostentamento per le antiche civiltà del mondo. Romani compresi, ovviamente. L’Halloween dell’Antica Roma, infatti, aveva il compito di chiedere l’intercessione delle divinità per le messe dei campi. Cerere, infatti, era la figura sacra che proteggeva e faceva crescere i raccolti che avrebbero, in seguito, sfamato la popolazione ed incentivato l’economia e, quindi, la ricchezza. La dea, oltretutto, era la guardiana della fecondità e del mondo dei morti. L’assoluta padrona, quindi, della festività romana che più si avvicina all’odierno “giorno della zucca“.

ANDREA MARI

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