”Hedvig”, in scena al Teatro India dal 25 novembre

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Al Teatro India va in scena  Hedvig dal 25 al 27 novembre.

Hedvig, in scena al Teatro India dal 25 al 27 novembre

Ph: Silvia Camerin

La vocazione alla polifonia dei linguaggi contemporanei, la specificità degli spazi e la relazione con la comunità artistica e il pubblico, sono al centro delle scelte di ospitalità programmate per la nuova Stagione del Teatro India, tra queste la creazione di Federica Santoro e Luca Tilli in scena con Hedvig dal 25 al 27 novembre.

La coppia di artisti lavora in modo estrattivo sull’Anitra Selvatica di Ibsen, ricavandone una originale riscrittura, concedendo ampiezza, eliminando e accumulando ogni parola, ogni pagina; mentre all’ascolto scorrono le forme del linguaggio, le concatenazioni, i flussi che circolano tra le persone, il loro spazio, il collasso ciclico della materia linguistica, sonora e umana.

Lo spettacolo

Casa Ekdal, tutti cercano Hjalmar Ekdal. È fuggito, si è rintanato al piano di sotto da un certo Molvick e dal saggio dottor Relling, perché Gregor Werle lo ha informato della probabilità che Hedvig non sia davvero sua figlia, per via di una segreta relazione, di Gina sua moglie, con l’industriale Werle, padre di Gregor, quando lei era a servizio come cameriera dai Werle, 15 anni prima. Il vecchio tenente Ekdal, padre di Hjalmar continua ad andare a caccia nella sua “foresta casalinga”, in soffitta tra i suoi abeti secchi, conigli, piccioni e un’anitra. È il giorno del compleanno di Hedvig.

«Hedvig è il lavoro conclusivo dall’Anitra selvatica di Ibsen, negli anni passati abbiamo prodotto studi, performances, era necessario soffermarci su questo testo per capirne il linguaggio, la forma»

Commentano insieme Federica Santoro e Luca Tilli, che dal 2009 condividono un alterno percorso di ricerca che ha come origine la convivenza di suono, materia letteraria, voce/parole e azione, in un loro originale e radicale senso polifonico.

«Da subito le parole, le loro concatenazioni si sono astratte ed evidenziate come per indicare una strada di indagine su loro stesse – continuano gli artisti – La struttura si delinea e infittisce pagina per pagina in un complesso piano dialogico, in essa emergono e svaniscono temi e figure come in un paesaggio di cui non ti curi troppo di chi dice cosa a chi, ma sai che va visualizzato, ascoltato a distanza per poter riconoscere il carattere collettivo, intimo e concreto di quella massa di parole. Questa scrittura dalla ragione asciutta, diretta ci ha permesso di intraprendere, un lavoro di ricerca sui flussi e le strutture del linguaggio e del suono e ha aperto una strada di indagine sia teorica che pratica da continuare ad intraprendere».

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