Jacques Henri Lartigue in mostra al WeGil di Roma: “L’enfant prodige de la photographie”

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Dopo Venezia e Milano, arriva al WeGil di Roma, hub culturale della Regione Lazio a Trastevere, L’invenzione della felicità. Fotografie, la mostra dedicata al fotografo francese Jacques Henri Lartigue (1894-1986). 

L’esposizione, con le sue 120 immagini,  di cui 55 inedite, è la più ampia retrospettiva mai dedicata al fotografo. 

La mostra, curata da Marion Perceval e Charles-Antoine Revol, rispettivamente direttrice e project manager della Donation Jacques Henri Lartigue e da Denis Curti, direttore artistico della Casa dei Tre Oci, oltre alle immagini proventi dagli album fotografici personali di Lartigue, presenta anche alcuni materiali d’archivio, tra cui il Diary of a Century (pubblicato con il titolo “Instants de ma vie” in francese), libri e riviste dell’epoca. 

L’esposizione segue un ordine cronologico ed è suddivisa in quattro sezioni, all’interno delle quali sono presentati anche dei particolari focus, tra cui quello relativo alla mostra al MoMa di New York,  verso la fine degli anni ‘60, con i suoi primi scatti precedenti la prima guerra mondiale, che fanno di lui l’enfant prodige della fotografia. 

Proprio a seguito del successo della mostra newyorkese Lartigue incontra Richard Avedon che gli propone di realizzare un lavoro che prenda la forma di un ‘giornale’ fotografico, mostrando un po’ di più degli archivi di Lartigue. Aiutato da Bea Feitler, l’allora direttrice artistica di Harper’s Bazaar, pubblicano nel 1970 il Diary of a Century che lo consacra definitivamente tra i grandi della fotografia del XX secolo.

Ispirato dai giornali e dalle riviste illustrate dell’epoca, Lartigue inizia a interessarsi sempre più alla ricca borghesia parigina che si ritrovava ai Gran premi automobilistici, alle corse ippiche di Auteuil.

“La ‘parte di mondo’ di Lartigue – scrive Denis Curti nel suo testo in catalogo – è quella di una Parigi ricca e borghese del nouveau siècle, e anche quando l’Europa verrà attraversata dagli orrori delle due guerre mondiali, Lartigue continuerà a preservare la purezza del suo microcosmo fotografico, continuando a fissare sulla pellicola solo ciò che vuole ricordare, conservare. Fermare il tempo, salvare l’attimo dal suo inevitabile passaggioLa fotografia diventa per Lartigue il mezzo per riesumare la vita, per rivivere i momenti felici, ancora e ancora”.

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