Frenare i bollenti spiriti. Portare la concentrazione sull’ultima, importante, sfida di campionato contro il Torino di Ivan Juric. Obiettivo: conquistare il sesto posto che vale l’Europa League portando a casa tre punti. Dalla massima gioia (vittoria nella finale di Conference League) all’orrore di rimanere completamente fuori dall’Europa. È un all in della Roma in queste due ultime partite stagionali. Josè Mourinho ha presentato, nella conferenza stampa di ieri, tutte le insidie.
Le parole di Josè Mourinho in conferenza stampa in vista della finale di Conference League e della sfida col Torino
“Mi piace essere qui alla Roma, è visibile, si sente, ho accettato un certo profilo di un progetto che dura 3 anni e non penso di andarmene per i prossimi 2. Poi vedremo che direzione prenderà, a volte i progetti si avvicinano alle aspettative o si allontanano. Uscire completamente dall’Europa a fine stagione? Questo rischio esiste, non è uno scenario impossibile. Esiste e ci sono due finali da giocare, ipoteticamente si possono perdere entrambe. C’è gente che pensa che dovremmo dimenticare la partita con il Torino, far riposare tutti e concentrarci sul Feyenoord, la mia filosofia invece è puntare tutto su venerdì. Il problema è che non devo essere il solo a pensare in questo modo, i giocatori devono pensare lo stesso così come il mio staff“.
“A Roma è più difficile far concentrare la gente prima di una finale. Prima di vincere la Champions con l’Inter ci giocavamo lo scudetto, se non avessimo vinto l’ultima di campionato non lo avremmo vinto. E si pensava solo alla partita decisiva per lo scudetto, non a quella dopo. Al Porto è successo esattamente lo stesso. Qui c’è un’euforia generale che si sente e che non aiuta a concentrarsi a una gara importante. È qualcosa che si sente anche per la strada. La gente non ti sprona per Torino. Tutto questo nasce dalla gioia di giocarsi una finale e di avere il 50% di possibilità di vincere un trofeo, ma la priorità per me è venerdì, non ho problemi ad ammetterlo“.
“Mentalità provinciale nei derby? Sono d’accordo con Sarri. Non si deve guardare a destra o sinistra della posizione in cui si arriva per dire ‘siamo finiti davanti’ troppo poco. Lo dicevo anche quando abbiamo perso il derby e quando lo abbiamo vinto. È troppo ma è cultura popolare, fa parte del calcio e io come allenatore devo imparare questo aspetto. L’ho sempre fatto e ho cercato di farlo anche a Roma. Quando sei qui diventi romanista e le cose hanno la loro importanza. Tra il quinto e il sesto posto non c’è differenza, tra quinto e settimo c’è differenza, così come tra quarto e quinto“.
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