Il finale di stagione si sta progressivamente avvelenando per la Roma: il pareggio sul campo del Monza (1-1 il finale) e il nuovo infortunio muscolare gettano ombre sulla fine di questa annata che lascia aperti, ancora, due grandi obiettivi. Josè Mourinho a fine match è stato un fiume in piena che non ha risparmiato niente e nessuno: sotto processo anche la proprietà e la dirigenza. Un caos nel momento più delicato.
Adesso si rischia di rimanere con un pugno di mosche in mano. Il pareggio di Monza non ha prodotto buone notizie. La corsa verso i quattro posti della Serie A si è ulteriormente complicata (la Roma è attualmente settima) e la squadra ha perso per infortunio Stephan El Shaarawy che si unisce alla lunga lista di assenti che affligge i capitolini in questo finale di stagione horror. La rabbia è tanta a Trigoria: il lavoro svolto fin qui, infatti, rischia di essere vanificato dai problemi fisici dei calciatori che dovranno disputare le ultime partite cercando di centrare la finale di Europa League e almeno il quarto posto in massima serie. Difficile, forse impossibile.
Lo sa bene Josè Mourinho che nel dopo partita di Monza-Roma si è scagliato contro la direzione arbitrale di Chiffi bacchettando, ripetutamente, anche la società detenuta dai Friedkin. Le parole dello Special One sembrano essere la pietra tombale su un rapporto lavorativo che ha vissuto, troppo spesso, dei malumori del portoghese che ha regalato al club il primo titolo europeo marcato UEFA. La separazione sembra (quasi) inevitabile.
Le parole di Josè Mourinho: Chiffi e la società nel mirino dello Special One
“Questo risultato si adatta al peggior arbitro che ho avuto in carriera e ne ho avuto tanti di scarsi. Io penso che l’arbitro non ha avuto grandi influenze sul risultato, ma è dura giocare con lui: tecnicamente orribile, dal punto di vista umano non è empatico, non crea rapporto con nessuno, dà un rosso a un giocatore che scivola perché è stanco all’ultimo minuto. Doveva dare un rosso, va a casa frustrato perché non dà il rosso a me perché non gli ho dato l’opportunità. È un po’ il limite di questa squadra: non abbiamo la forza che hanno altre società di dire ‘questo arbitro non lo vogliamo’, io ho finito di allenare a venti-trenta minuti dalla fine perché sapevo che altrimenti mi avrebbe espulso. Io penso che la Roma deve crescere a questo livello, non ha la capacità di dire questo arbitro non lo voglio. Io volevo stare sabato con i ragazzi in campo, per giocare contro una super squadra come l’Inter, e rischiavo l’espulsione. Confesso che sono sceso in campo con un microfono: mi sono protetto. Comunque sono stato zitto, anche se avevo una voglia tremenda di farlo, ma ho deciso di non farlo perché sabato devo stare con i miei ragazzi. Magari il mio club non sarà contento con me ma è un rischio che prendo: come club non abbiamo forza e qualche volta mi sembra che non abbia neanche la voglia di avere forza. Lo dico senza problemi. Per favore signor Rocchi, questo qua basta. Ne voglio un altro, questo qua basta“.
Capitolo infortuni
“Quando hai una squadra con 30 giocatori uguali non hai mai il problema degli infortuni muscolari. Al minuto 60 cambi, al minuto 70 cambi. Una volta giochi con Dzeko-Lautaro, un altra con Lukaku-Correa. Questo non siamo noi. Ci sono squadre che giocano una volta a settimana e non siamo noi. Siamo l’unica squadra che non ha la rosa per stare dov’è, siamo in semifinale di una competizione europea, abbiamo giocato un’eliminatoria in più contro il Salisburgo e sono due partite extra, stiamo giocando per posizioni di vertice in campionato. Siamo una squadra che sta facendo qualcosa che non ha il potenziale per farlo e dopo arrivano gli infortuni. Quante partite ha giocato El Shaarawy prima di quest’anno? Quante ne ha fatte Smalling? È accumulazione, stanchezza al limite. Per questo sono con loro fino all’ultimo minuto di questa stagione, meritano questo. È un orgolio tremendo lavorare con questi ragazzi“.
(Credit foto – Instagram @josemourinho)
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