La rilevazione delle impronte digitali e gli esami del dna delle due donne cinesi uccise in via Augusto Riboty, del quartiere Prati di Roma, ha consentito alla squadra mobile di poter dar loro finalmente un’identità, che sarà poi ulteriormente confermata dall’esame autoptico.
Le due donne sono state brutalmente assassinate dal killer Giandavide de Pau, che ha pugnalato a morte loro ed una terza donna colombiana.
Il triplice omicidio ha avuto luogo la mattina del 17 novembre, in due palazzi siti a breve distanza tra via Durazzo e la già citata via Riboty.
Le tre donne vittime della mattanza sarebbero state escort.
Le due donne cinesi uccise: l’ombra nera dei traffici della prostituzione
Le due vittime, una 45enne e una 25enne, sua “protetta”, vivevano nello stesso appartamento di zona Prati, con affaccio su cortile interno. Questa casa, da quanto è emerso, è intestata ad una donna romana che l’avrebbe affittata ad una terza persona, forse anch’essa di nazionalità cinese. In ogni caso, i dettagli dell’accordo contrattuale non risultano ancora chiari per gli inquirenti.
Il processo di identificazione delle due donne ha richiesto più tempo del previsto, perché nessuno, neanche tra coloro che abitavano nello stesso stabile in cui è avvenuta la mattanza, si è presentato a riconoscerle.
La 45enne viveva in quel palazzo da circa dieci anni ed era già stata identificata in quanto prostituta in seguito a controlli effettuati dalle forze dell’ordine. La più giovane, invece, avrebbe iniziato a frequentare quel posto solo recentemente. Gli inquirenti non escludono che la 25enne potesse trovarsi lì solo temporaneamente, per lasciare poi il posto ad una coetanea. Ciò sarebbe in linea con le “regole” di sicurezza delle organizzazioni che gestiscono attività illecite di prosituzione, spesso mascherate da finti centri estetici o e case di appuntamenti.
La mattanza di Prati potrebbe, dunque, finire per scoperchiare un enorme vaso di Pandora sui traffici della prostituzione e sullo sfruttamento, nonché su attività illegali legate allo spaccio e all’immigrazione clandestina.
Giulia Guglielmetti
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