La fuga di Manolo Gambini: scappa dal carcere di Rebibbia alla maremma

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Continuano senza sosta le ricerche di Manolo Gambini, il detenuto evaso da Rebibbia la scorsa domenica. L’obiettivo è stringere il cerchio il prima possibile visto che sono già passare più di 36 ore dall’evasione. Le indagini condotte da Polizia e Carabinieri hanno portato a focalizzare la ricerca tra l’alto Lazio e la bassa Toscana. Prima di arrivare a Rebibbia, infatti, Gambini era stato recluso inizialmente nel carcere di Grosseto e, successivamente, in quello di Civitavecchia. I furti di cui è stato accusato sono stati commessi in Toscana e, di conseguenza, gli investigatori pensano che la regione possa ospitare fiancheggiatori del fuggiasco.

L’arresto, l’evasione e la fuga di Manolo Gambini

Il 12 agosto 2018, Manolo Gambini e un complice sono stati arrestati per un furto avvenuto il 29 giugno di quello stesso anno. Il colpo avvenuto in un appartamento aveva fruttato circa 70 mila euro tra gioielli, oggetti preziosi e orologi di valore. Accusato anche di altri furti, Gambini è stato recluso in custodia cautelare nel carcere di Grosseto per poi passare alla casa circondariale di Civitavecchia e, infine, a Rebibbia.

Poco prima delle 17.00 di domenica 17 gennaio, Manolo Gambini trovandosi libero di girare per i locali di Rebibbia, ha raggiunto il muro su Via Bartolo Longo e ha scavalcato la recinzione che lo separava dalla libertà. Da allora è in fuga mentre Polizia e Carabinieri inseguono le sue tracce. I segni distintivi del fuggiasco non stanno permettendo alle Forze dell’Ordine di stanare Gambini. L’uomo di 41 anni ha lineamenti mediterranei, è alto 1 metro e 77 centimetri, ha capelli e occhi neri. Nelle foto segnaletiche presenta un pizzetto e dei baffetti ma con molta probabilità li avrà tagliati. I cinque tatuaggi che ha Gambini, poi, si trovano in parti del corpo che si possono coprire facilmente, braccia e tronco. I tratti distintivi comuni, quindi, rendono più difficile il lavoro degli investigatori.

I precedenti: evasioni e arresti

E’ successo più volte che i detenuti riuscissero ad evadere dal carcere di Rebibbia. L’episodio più recente risale al mese di giugno 2020 quando Davad Zukanovic e Lil Ahmetovic riuscirono a fuggire e ad arrivare fino in Toscana prima di essere nuovamente arrestati nell’arco di due settimane. Nel 2019 un altro detenuto, Vincenzo Sigigliano, riuscì a scappare dal nosocomio romano approfittando di una visita medica. Le Forze dell’Ordine impiegarono sei giorni per arrestarlo – era fuggito a Napoli – e riportarlo in carcere.

Gli episodi ripetuti di evasione da Rebibbia sono, a detta dei sindacati, uno specchio dell’emergenza delle carceri che si è acutizzata con la pandemia. La facilità con cui Gambini è riuscito a raggiungere il muro e superarlo è sintomo di gravi carenze organiche e della necessità di “investire in nuove strutture e nell’assunzione di personale di polizia penitenziaria” come afferma il Segretario Generale del sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo.

Valentina Trogu

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