La Roma antica, la sua potenza, la sua monumentalità, Pompei, il mito. Due realtà lontane e diverse, eppure le due città erano strettamente legate dagli scambi economici, e non solo. Entrambe erano animate dalla comune passione per l’arte e il bello, le ragioni politiche o quel certo gusto per la conquista delle nuove mode. La mostra “Pompei 79 d.C. Una storia romana” la nuova mostra allestita al Colosseo e visitabile fino al 9 maggio ricostruisce l’intenso rapporto tra le due città più famose dell’archeologia. Una storia lunga secoli e senza confronto. Un viaggio indietro nel tempo che ricostruisce e racconta le relazioni sociali e culturali tra le due città.
La mostra inizia dalla Seconda guerra sannitica, quando la Roma repubblicana inghiottì nella sua orbita molte comunità campane alla fine del IV secolo a.C. La mostra termina con la fatale eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Un intera sezione è dedicata al “secolo d’oro“, il II a.C, quando Roma si aprì al Mediterraneo. Le sue mire espansionistiche arrivarono fino alla penisola Iberica, da una parte, e all’Egeo e alla Grecia, dall’altra, importando oggetti, ma anche saperi, maestranze e tecnologie. Oltre 100 sono le opere selezionate tra “lusso e religione”. Pezzi unici come il busto in bronzo della “Diana saettante” rinvenuto nel Tempio di Apollo a Pompei . Lo stesso vale per il mosaico dalla “Casa del Fauno“, realizzato con tessere tanto piccole da far pensare a maestranze in arrivo da Alessandria d’Egitto.

Tra Roma e Pompei
“A testimoniare l’ampiezza delle relazioni internazionali, c’è persino una statuetta indiana in avorio della dea Lakshmi, ritrovata in una domus pompeiana”. La fase dell’alleanza tra le due città e quella delle colonie romane aprono poi all’era di Augusto. Il Pater patriae, che cambia la composizione sociale a Roma, e Pompei che ne subisce l’influenza. “Incontriamo la figura di Eumachia. Una donna, rappresentante dell’élite e vicina alla famiglia imperiale, che diventa committente di un edificio pubblico accanto al Foro pompeiano”.
“Imponente, la ricostruzione a grandezza naturale della facciata della Domus romana. Questa rivenuta nel 2000 al Gianicolo, ha restituito capitelli piatti e raffinatissimi marmi color rosso e giallo antico. Questo a testimoniare, proprio accanto agli affreschi pompeiani, come Roma sia arrivata a “dipingere con il marmo. La “Venere Caris” e i capitelli con i delfini ritrovati fanno supporre fosse un edificio dedicato all’acqua. Forse un ninfeo“, racconta la direttrice del Parco Archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo.
Mostra al Colosseo e Pompei nel 79 d.c
Poi si passa a Pompei piegata dal terremoto nel 62 d.C. La città che al momento dell’eruzione non aveva ancora terminato la sua ricostruzione, come dimostra il ritrovamento di numerosi ristoranti e alberghi per i manovali dei cantieri. Le fonti raccontano di un sisma così forte da inghiottire un intero gregge e buttare giù le statue del Foro.
La mostra si chiude con tre calchi di corpi da Pompei, simbolo della fine di una città, di una cultura, di un popolo, di un mito. La mostra è frutto di una sinergia tra il Parco archeologico del Colosseo, con la collaborazione scientifica del Parco Archeologico di Pompei e del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
di Loretta Meloni
Immagine di copertina (Colosseo) photo credit. rsvn.it