Se fosse vero, saresti veramente tanto diverso? A volte basta poco. La forza di un’idea che, in questo caso, prende il nome di Morph. Nasce da tre ragazze per combattere la stigmatizzazione nei confronti dei disabili mentali. Così tre studentesse dello IED del terzo anno (Istituto Europeo di Design) danno vita a questa iniziativa contro la stigmatizzazione dei disturbi mentali. Animate dal desiderio e dalla speranza di far aprire la mente ed il cuore delle persone.
“Miriamo a contrastare la disinformazione che si è venuta a creare con il passare del tempo in ambito dei disturbi mentali. Sebbene dal 1978 la legge Basaglia, abbia dato una grossa mano in favore a quella frange colpita da disturbi mentali, il supporto non viene sempre concesso. Alla base presiede ancora troppa diffidenza, paura o semplicemente ignoranza. A Villa Torlonia e Villa Ada abbiamo posizionato 3 carte specchiate ad altezza d’uomo. Ognuna di loro rappresenta la bipolarità, la schizofrenia e il disturbo borderline. L’individuo nello specchiarsi ha la possibilità di osservare che, indipendentemente dal proprio disturbo mentale, l’aspetto non cambia“.
La stigmatizzazione si combatte col cuore
“Da qui nasce l’idea di Morph, un nuovo amico nei panni di un piccolo eroe che interviene in loro difesa tramite la pagina social di Instagram. Il personaggio ha l’obiettivo di sensibilizzare, informare ed educare il pubblico attraverso delle interazioni e dei post informativi. La nostra idea vuole invitare tutti ad approfittare di questa occasione per fare un viaggio dentro se stessi. Con la speranza di farvi porre la domanda: “sarei davvero tanto diverso, se fosse vero?“.
“Il concept della nostra idea si collega alla “fase dello specchio” dello sviluppo cognitivo. Il momento in cui il bambino si guarda allo specchio e da segno di riconoscere la propria immagine incominciando a costruire il nucleo dell’Io. Avviene un riconoscimento di sé stessi, che scaturisce un senso di allegria e sicurezza. La nostra missione è far capire l’importanza del senso di identità individuale e della capacità di comprendere che la figura nello specchio è ciò che c’è di più bello e vero: noi“.
di Loretta Meloni