Il sovraffollamento degli ospedali determinato dal Coronavirus, ha drammaticamente limitato l’accesso alle strutture ai malati con necessità di cure ed interventi chirurgici. Anche i pazienti che avrebbero svolto banali controlli di routine si sono ritrovati ad evitare gli ospedali per paura di contrarre il Covid o per impossibilità di prenotare un appuntamento. Nel Lazio dunque sono preoccupanti i numeri che quantificano le diagnosi mancate e gli interventi salvavita sospesi o non svolti tempestivamente.
Un dramma per il settore oncologico
E’ emerso che, nel Lazio, sono molti i ritardi e le posticipazioni di interventi chirurgici. La pandemia del Covid infatti, ha avuto ripercussioni anche sui pazienti malati con necessità di cure ospedaliere. Nella Regione circa mille malati oncologici non saranno più operabili. A lanciare l’allarme è il Collegio nazionale dei Chirurghi, che ha fotografato la situazione sul piano degli interventi compiuti in sala operatoria dalla scorsa primavera ad oggi.
Il professor Filippo La Torre, ordinario di Chirurgia generale all’università Sapienza di Roma, direttore dell’Uoc di Chirurgia d’urgenza del Policlinico Umberto I e attuale membro del direttivo del Collegio nazionale dei Chirurghi spiega: “Il paziente con un cancro che non si è fatto visitare a marzo a luglio è diventato inoperabile“. Sottolinea il professore che, ad oggi, il Lazio si trova a dover recuperare “Circa 60mila interventi chirurgici che sono stati sospesi, rimandati e non ancora recuperati cui si sommano i nuovi casi odierni, più circa 10mila oncologici”.
Approfondisce La Torre: “Fino a giugno dall’inizio della pandemia nell’Unità operativa complessa di chirurgia d’urgenza abbiamo operato l’84% in meno dei pazienti rispetto allo stesso trimestre (marzo, aprile, maggio) del 2019 ma questo non perché non siamo attrattivi molto è dipeso dal fatto che che la gente non è venuta, non si è fatta visitare, ha trovato degli ostacoli“.
Interventi chirurgici sospesi in tutti i settori
Oltre al settore oncologico, bisogna considerare gli innumerevoli interventi che riguardano per esempio la Ginecologia, l’Urologia, l’Otorino-laringoiatria, e anche gran parte dell’attività chirurgica in day-hospital e ambulatoriale. A proposito di questi settori, La Torre commenta: “Settori questi che sono ancora fermi. Nella chirurgia ambulatoriale per esempio vengono svolti interventi come la rimozione delle emorroidi, ragadi, fistole, ernie ma anche nodulini della mammella e da febbraio quest’attività si è fermata». Questo è un problema che riguarderebbe tutti gli ospedali laziali, dal momento che tutte le strutture hanno dovuto rendersi disponibile ad ospitare i malati di Covid.
Una corsa contro il tempo
Il ritardo di alcuni interventi chirurgici può aver messo a rischio le condizioni di salute di numerosi pazienti. Le operazioni devono essere recuperate il prima possibile ma, secondo La Torre, “Il fattore temporale va considerato in riferimento a strutture, posti lesto, professionisti disponibili. Non si potrà ripartire con le stesse condizioni precedenti alla pandemia, rischiamo di perderci tantissimi pazienti. Si dovrebbe raddoppiare tutto: dai posti di degenza ai chirurghi sul campo“.
Camilla Messina
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