La Lazio negli ultimi anni ha sempre avuto dei problemi che, a riguardare indietro, sono davvero costanti. Passano gli allenatori, passano i giocatori, ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, per scomodare inopportunamente Leopardi, l’unica cosa realmente rimasta è la mentalità. Non lo si dice come fosse un pregio, bensì come il peggiore dei vizi e, di fatto, come ciò che ha condannato negli anni i biancocelesti ad un costante stallo nei risultati. Ieri contro il Milan è arrivata l’ennesima dimostrazione di ciò, per via di una partita in cui nessuno ha dato il minimo segno di reazione nonostante una sconfitta di fatto maturata fin dagli albori del primo tempo.
La Lazio non c’è né con la testa né con le gambe
Sarà vera la teoria di Matrix, o forse si tratta di mere elucubrazioni mentali, ma la certezza è che la Lazio una volta arrivati ad Aprile si spenga. Stavolta non ci sono nemmeno le coppe a fare da scusante, visto che i biancocelesti hanno abbandonato da tempo cammini europei e di Coppa Italia, ma solo una questione di mentalità. Sta mancando l’apporto degli uomini migliori, su tutti Milinkovic-Savic, e la capacità di dare una scossa ad una squadra incapace di reagire davanti allo svantaggio. In stagione la squadra capitolina è stata capace di recuperare appena 3 punti da tale situazione. Troppo pochi per una squadra che ambisce ad andare in Champions League, come testimonia l’ultimo posto con Empoli e Sampdoria in questa particolare classifica.
Mancano poi le gambe: il calo fisico è stato più che evidente e dato anche dal fatto che giochino sempre gli stessi. Cambi abituali, qualche infortunio come quelli di Cataldi e Vecino che sono stati tamponati in via temporanea da Marcos Antonio, che ha fatto tanto bene con il Sassuolo e decisamente peggio contro il Milan. Immobile è stato martoriato dagli infortuni, ma persino la via sostitutiva con Anderson o Pedro ad agire da falsi 9 avevano funzionato. Lontani ricordi di un passato vicino. Ora però la Lazio non ha più scuse, perché se vuole ottenere un posto nell’Europa che conta di più, deve riuscire a ritrovare la quadra e soprattutto se stessa.
Maria Laura Scifo
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