Oggi cade la ricorrenza, nefasta, dei cento anni della Marcia su Roma. Nei giorni scorsi, Liliana Segre è stata chiamata a presiedere la prima seduta del Senato nella 19esima legislatura e durante il suo discorso ha ricordato quegli istanti di vita di una bambina costretta nel 1938 a dire addio alla scuola per le leggi raziali ufficializzate dal governo fascista di Benito Mussolini che era salito al potere, appunto, dopo l’atto di forza compiutosi nella Capitale.
Le parole di Liliana Segre sulla Marcia su Roma

“Oggi sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva. In questo mese di ottobre, nel quale cade il centenario della Marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio a me assumere momentaneamente la Presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica. Il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente, perché, vedete, ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre ed è impossibile, per me, non provare una specie di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco della scuola elementare. E oggi si trova, per uno strano destino, addirittura sul banco più prestigioso del Senato“.
Dopo il passaggio sulla Marcia su Roma, Liliana Segre continua:
“Dare l’esempio non vuol dire solo fare il nostro semplice dovere, cioè adempiere al nostro ufficio con disciplina e onore, impegnarsi per servire le istituzioni e non per servirsi di esse. Potremmo anche concederci il piacere di lasciare fuori da questa Assemblea la politica urlata, che tanto ha contribuito a far crescere la disaffezione dal voto, interpretando invece una politica alta e nobile che, senza nulla togliere alla fermezza dei diversi convincimenti, dia prova di rispetto per gli avversari, si apra sinceramente all’ascolto, si esprima con gentilezza, perfino con mitezza“.
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