MACRO: tra arte, sensibilità e neo(n)avanguardie della città di Roma

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Il Museo di Arte Contemporanea di Roma, più noto come MACRO, riapre le sue porte al pubblico e regala, come sempre, tanta suggestività e sensazioni indescrivibili. Ecco come l’arte cambia le sue forme.

Sale buie, video suggestivi e racconti emozionanti: il MACRO di Roma si afferma tra arte, sensibilità e neo(n)avanguardie

Arte, sensibilità e neo(n)avanguardie. Il Museo di Arte Contemporanea di Roma, meglio conosciuto come MACRO, si presenta come un insieme tagliente e colto di nuove forme, strutture e colori situato nel quartiere Trieste-Salario. Musica in sale buie, video suggestivi, racconti di creativi intellettuali supremi: il MACRO racconta tutta l’AUTODIFFAMAZIONE di una generazione di “menti” che si sono distinte perché considerate antiestetiche. I canoni, completamente assenti, rivivono nella funzionalità dell’arte stessa, il cui obiettivo è quello di esaltare proprio l’assenza di una destinazione. Le forme, come ogni altro contenitore vuoto, raccontano più di ciò che potrebbero contenere: è nell’interpretazione di quello stesso contenuto che le neoavanguardie prendono vita, interrogano e mettono a nudo.

Un’esperienza sinestetica che richiede sensibilità e concentrazione.Uscendo di lì, ciò che resta è solo un quesito: AM I INTUITIVE OR AM I PARANOID?

Foto: Serafina Di Lascio

LA STORIA

ll MACRO si trova nel quartiere romano Salario-Nomentano e occupa parte del complesso che la Società Birra Peroni impiegò per le sue attività di produzione.  

L’area posta tra via Reggio Emilia, via Nizza e via Cagliari viene acquistata dalla Società Birra Peroni il 24 novembre 1911 e l’anno successivo — su progetto dell’architetto Gustavo Giovannoni — si inizia la costruzione degli edifici, oggi occupati dal MACRO, destinati a stalle e magazzini. Il complesso rappresenta un raro esempio in città di archeologia industriale. 

Nel 1971 la Società Birra Peroni cessa la produzione all’interno di questo stabilimento, i cui manufatti vengono abbandonati. Tra il 1978 ed il 1982 è varato un piano di recupero del complesso con il quale si prevede che la Società Birra Peroni ceda gratuitamente al Comune una parte del complesso i cui immobili verranno destinati a servizi di quartiere. Nel 1984 il Comune di Roma prende possesso degli edifici e nel 1989 li assegna come sede della Galleria Comunale D’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.

Nel 1996 iniziano i lavori di ristrutturazione del complesso e nel 1999 il sito inaugura come Galleria Comunale D’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Con questi lavori si compie il recupero del fronte principale su via Reggio Emilia, si realizza il consolidamento delle strutture portanti e il rifacimento delle coperture, vengono ridefinite le bucature sui fronti interni, con una completa ridefinizione della distribuzione. In seguito ai lavori di recupero sia le superfici espositive che i depositi delle collezioni si rivelarono insufficienti.

Nel 2000 il Comune di Roma indice un concorso internazionale di progettazione per rispondere a tali necessità e alla volontà di ridefinire l’immagine e il funzionamento dell’intero complesso, con nuovi spazi rispondenti all’eterogeneità della produzione artistica contemporanea, nell’ambito di un sistema di relazioni e connessioni con gli spazi già esistenti nonché con lo spazio urbano circostante.

Nel 2001 l’architetto francese Odile Decq riceve l’incarico per la realizzazione dell’ampliamento del museo, i cui lavori sono avviati nel 2004. Nel 2002 il museo assume il nome di MACRO — Museo di Arte Contemporanea di Roma. Nel 2010 il museo riapre al pubblico. 

L’intervento di Odile Decq conferisce al museo un sistema dinamico di articolazioni e collegamenti molteplici. I grandi spazi quali le sale espositive (che occupano una superficie complessiva di 4.350 mq), il foyer, l’auditorium e la terrazza sono collegati da scalinate, ascensori, ballatoi e passaggi che, oltre a offrire prospettive tangenziali e punti di vista sequenziali, rendono l’esperienza dell’architettura del museo dinamica ed eterogenea.

Quando l’istituzione era ancora attiva come Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea (1997–2011) è stata diretta da Giovanna Bonasegale. I lavori di espansione e la nascita definita del museo MACRO avvengono con Danilo Eccher (2001–2008). La nuova ala disegnata da Odile Decq è inaugurata durante la direzione di Luca Massimo Barbero (2008–2013). A lui sussegue Bartolomeo Pietromarchi (2011–2013). Dal 2013 al 2018 il museo è gestito da due dirigenti interni alla Sovrintendenza: Giovanna Alberta Campitelli e Federica Pirani. Dal 2018 al 2019 la direzione artistica è affidata a Giorgio De Finis con il progetto MACRO Asilo.

Dal 2018 la gestione è affidata all’Azienda Speciale Palaexpo, ente strumentale di Roma Capitale, Assessorato alla Crescita Culturale.

Serafina Di Lascio

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