Matteo Berrettini, il segreto del suo dominio sull’erba

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Matteo Berrettini si è ripreso alla grande dopo l’infortunio patito alla mano destra lo scorso 16 marzo. Il tennista italiano ha vinto due tornei su due apparizioni, l’ATP 250 di Stoccarda e l’ATP 500 del Queen’s. Un ritorno da sogno per Berrettini che non poteva sognare di preparare meglio il torneo inglese di Wimbledon. Nove partite e nove vittorie per il tennista romano, che ha dimostrato ancora una volta come le sue qualità siano adatte alla superficie dell’erba. Due titoli conquistati grazie alla forza del suo servizio ed il gran numero di ace e prime vincenti messe a segno. L’erba è la superficie preferita da Berrettini e lo continua a dimostrare.

Berrettini, 32 vittorie e 3 sconfitte sull’erba

Italy’s Matteo Berrettini reacts after defeating US Denis Kudla during their quarterfinal match at the ATP Mercedes Cup tennis tournament in Stuttgart, southwestern Germany, on June 14, 2019. (Photo by THOMAS KIENZLE / AFP) (Photo credit should read THOMAS KIENZLE/AFP via Getty Images)

In una tradizione italiana che non vede partorire tennisti da erba, Berrettini è stato un fulmine a ciel sereno. I nostri tennisti sono sempre stati guerrieri da terra, superficie più lenta, dove lo scambio va costruito con calme fino alla ricerca di un vincente. Berrettini ha rappresentato una cesura con questa tradizione. Un dominatore di 196 centimetri, capace dotato di un servizio tra i più potenti di tutti i tempi ed un dritto esplosivo. Caratteristiche che hanno portato il tennista italiano a conquistare ben quattro titoli sull’erba, stesso numero di un campione assoluto come Rafael Nadal, che però ha come specialità la terra rossa. Berrettini ha infatti vinto due volte l’Atp 250 di Stoccarda (2019 e 2022) e per due anni di fila il 500 del Queen’s (2021 e 2022). Dal 2019 ad oggi ha disputato 35 incontri sull’erba, perdendone solamente tre, contro Novak Djokovic, Roger Federer e David Goffin. Tre giocatori che si esaltano sull’erba, dei quali due hanno vinto complessivamente 40 titoli del Grande Slam.

Servizio e dritto: i punti di forza

L’erba è una superficie veloce, non quanto negli anni ’90, ma rimane tutt’ora la più rapida di tutte. Il rimbalzo della pallina rimane basso e questo favorisce una chiusura rapida dei punti. Chiusura che Berrettini riesce a trovare in fretta grazie alla potenza inaudita del suo servizio e del suo dritto. Nei recenti due tornei vinti a Stoccarda e Londra, ha servito 133 ace in nove partite, un numero altissimo. Berrettini porta a casa i suoi turni di servizio con molta meno fatica rispetto agli avversari, messi in difficoltà anche dalle seconde del tennista italiano, per nulla facili da gestire. Il suo miglioramento in altri colpi, come lo slice di rovescio, gli permette di allontanare i giocatori dal campo per poi finirli con il dritto. Berrettini è un tennista da “anni ’90”, estremamente offensivo, che quindi trova la sua ragion d’essere proprio sulla superficie erbosa.

Il rovescio è il suo punto debole

Fuori dall’erba Berrettini fatica di più, il suo principale punto debole è il rovescio, non all’altezza dei palcoscenici sui quali compete. Quello che però è una sua criticità, soprattutto sulle altre superfici, sull’erba ha trovato un modo di correggerla. Non usa solamente più il rovescio a due mani, ha anche sviluppato uno slice capace sia di difendere che di attaccare lo scambio. Questo colpo di Berrettini ha caratteristiche molto particolari, riesce ad essere molto profondo viaggiando pur in maniera estremamente lenta. Si è rivelata un’arma importantissima sia per difendere uno scambio, rallentandolo, sia attaccandolo, allontanando l’avversario dalla chiusura e facendogli cambiare ritmo. Berrettini va in difficoltà quando lo scambio diventa lungo e ragionato, cosa che difficilmente accade sull’erba. Uno dei pochi a riuscire a sfruttare la sua debolezza sull’erba è stato Novak Djokovic, nella finale di Wimbledon dello scorso anno, vinta dal serbo.

Matteo Mambella

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