Dall’altra parte della barricata. Un medico malato di Covid-19 ha raccontato la propria situazione parlando di come, dall’oggi al domani, si sia ritrovato ad essere curato da quella malattia virale, capace di spaventare il mondo, che stava faticosamente cercando di debellare, insieme ai colleghi, dagli organismi dei pazienti che aveva in cura. Un cambio di posizione che dovrebbe fare riflettere: i medici, infatti, sono in prima linea nella guerra al Coronavirus ed il contagio tra le loro fila aumenta sempre più. Nonostante le precauzioni ed i protocolli sanitari scrupolosamente seguiti, l’assenza di un vaccino appare essere l’alleato più potente di un virus che, intanto, non accenna a rendere la presa meno forte sul nostro Paese.
La testimonianza del medico malato di Covid-19
Sulle pagine de “Il Messaggero” è apparsa un’importante testimonianza di un medico che, da baluardo contro la pandemia, è divenuto vittima del virus. L’intervista racconta il suo momento e, soprattutto, certifica quanto il Covid-19 sia potente e pericoloso. Ecco i passi più importanti del suo racconto:
“Come sto? Non bene, proprio in questo momento mi sento molto affaticato, ho l’ossigeno e respiro a fatica, non posso stare molto al telefono, però sottoscrivo tutto quanto ho scritto: qualche giorno fa ho fatto accesso al pronto soccorso del Policlinico Umberto I e ho vissuto sulla mia pelle cosa vuol dire stare 24 ore su di una sedia senza avere informazioni, circondato da persone da oltre 3 giorni in attesa sulle barelle. Ma c’è di più. nessuno si è fatto vivo, acclarata la mia positività, per chiedermi quali siano stati i miei contatti pregressi, per capire come possa avere contratto il virus“.
La situazioni negli ospedali: “L’attuale gestione degli accessi in ospedale richiama alla mente i vecchi lazzaretti di memoria manzoniana. Sono rimasto seduto ore senza nemmeno avere mezza informazione circa l’esito degli esami effettuati, la Tac toracica. Credetemi, un degrado così se non lo avessi visto con i miei occhi, avrei avuto difficoltà a crederlo…“
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