Milena Vukotic, ha interpretato l’inarrestabile Émilie du Châtelet, matematica dalle qualità strabilianti, ribelle e libertina del settecentesimo secolo, dotata di raffinata intelligenza e immancabile umorismo, nella piece teatrale andata in scena dal 24 Gennaio al 29 all’Off/off Theatre di Roma.
L’attrice non perde tempo: fin dai primissimi istanti sul palcoscenico si fonde con il personaggio, interpretando sé stessa per alcuni minuti, invitando Émilie a intervenire subito dopo, e lo fa mandando un messaggio forte: l’abito tipico dell’epoca, non indossato, Milena lo appende letteralmente al chiodo. La prigione del dimenticatoio in cui troppo tempo le donne sono state confinate non è più concepibile.
Milena ovvero Émilie du Châtelet, la studiosa

Émilie du Châtelet era una ragazza molto appassionata di fisica e geometria analitica. Milena, con grande maestria, ci racconta la sua storia attraverso aneddoti divertenti, mai banale, e con grande ilarità. La studiosa era stata messa di fronte ad un’ardua scelta tipica del tempo: sposarsi o prendere i voti. Émilie du Châtelet rinnegava tutto ciò, mal tollerata dalla madre, e ignorata dal padre, dedicava il suo tempo e le sue attenzioni allo studio dello spazio-tempo. Come la Vukotic ci racconta, “Il tempo non ha mai fine” e “ciò che non poteva essere e ciò che è stato rendono versioni un unico fine che è sempre presente. Il tempo passato e futuro non permettono che poca consapevolezza. Essere consapevoli è non essere nel tempo”. Tra Shrodringer e Thomas Elliot, la Vukotic conduce un superbo parallelismo tra scienza e poesia, lasciando intendere l’essenza di Émilie du Châtelet.
Durante il regno di Luigi XIV suo padre rappresentava una personalità di spicco. Sua mamma era invece una consueta timorata di Dio, ormai disperata dagli atteggiamenti della sua piccola e ribelle bambina. Come la stessa Émilie dirà “buone maniere e tanta ipocrisia”. Non appena il re verrà a mancare, la famiglia della ragazza cadrà in disgrazia. Ma Émilie non si perderà d’animo: è piena di risorse, tutte provenienti dal suo intelletto. Imparerà a servirsi delle sue conoscenze matematiche per sbancare i tavoli da gioco della corte, affidandosi al calcolo delle probabilità.
Milena ovvero Émilie du Châtelet, la libertina
Émilie du Châtelet, famosa per le sue insolenze nei confronti degli uomini che, con estrema delicatezza decretavano la loro superiorità di genere, diede prova della sua tenacia. Si narra perfino di un duello di scherma, terminato in parità, con un certo duca, di non confermata identità, la cui dignità, Milena lascia intendere, fu risparmiata. Ma per Émilie si è felici davvero quando si seguono i propri piaceri e le proprie passioni. Numerose sono state le sue avventure: tra scienziati, nobili e poeti, la libertina più celebre della corte di Luigi XIV aveva però le idee chiare.
“Come tra i pianeti, tra due persone, se il gioco delle attrazioni non fosse equilibrato si schiaccerebbero tra di loro. E non è forse la stessa cosa nell’amore?
Per quanto forte possa essere l’attrazione verso un altro essere, sono convinta che si deve mantenere la propria orbita se non si vuole rischiare di entrare in rotta di collisione.
ciò significa che per ruotare insieme bisogna essere in grado di ruotare da soli.”
Milena ovvero Émilie du Châtelet
Émilie e l’amitié amoureuse con Voltaire
Émilie si travestiva da uomo per poter partecipare a quei trasognati caffè letterari. Nel caffè Gradeaux, ha provato ad intrufolarsi con abiti maschili, suscitando comunque scalpore. Fu Voltaire a invitarla al suo tavolo. Autorità indiscussa, all’epoca nessuno avrebbe mai potuto sognare di mettere in discussione l’intellettuale. E da quel momento, Voltaire ed Émilie furono legati indissolubilmente da un’empatia totale: non erano soltanto amanti, lui stesso la definirà la sua metà, la sua anima gemella. Il loro rapporto andava oltre i canoni e le etichette. Insieme esplorarono il gioco del teatro e vissero tante vite, molti sogni ed esplorarono i luoghi più nascosti del mondo teatrale e del loro essere.
Intanto Émilie sposa il marchese Florent Claude du Châtelet, da cui ebbe tre figli, ma le cui premesse furono quelle di una vita libera, felice e dedita allo studio. Il marchese, non soltanto le disse che avrebbe acconsentito ai suoi studi, ma che avrebbe messo il suo patrimonio al suo servizio. Le concesse addirittura una certa libertà coniugale, che le avrebbe permesso di vivere avventure amorose, a patto che non avrebbe dato “eccessivo scandalo”. Émilie non avrebbe potuto chiedere di meglio. Le fu addirittura concesso di convivere, per un periodo di tempo, con Voltaire. Il loro legame divenne sempre più profondo, non soggetto ai capricci della passione. Insieme fondarono un piccolo teatro a Siret, dove misero in scena alcune scenette di amici e assurdità, che lei stessa definisce di “convenzioni umane”. Intanto i suoi studi procedevano: la sua ossessione era l’opera di Newton, così enigmatico, al punto che si pensava che volutamente avesse scritto in modo da non lasciarsi intendere. Émilie fu la prima a tradurre la sua opera in una lingua moderna. Se l’illuminismo deve molto a Newton, è impensabile poterlo definire tale senza il contributo di Émilie.
Milena ed Émilie, due donne di grande levatura
Si conclude il monologo con il ritorno di Milena nei suoi panni, in cui racconta la tragica morte di Émilie, avvenuta dopo pochi giorni dal parto. La bambina muore qualche giorno prima di lei, ma al contempo non da sola. Émilie partorisce anche la sua opera più preziosa, per cui poi Albert Einstein e sua moglie Mileva Marić diedero alla luce la teoria della relatività, intuendo anche, grazie all’opera di Émilie la natura dei fotoni.
Milena Vukotic interpreta con magistrale bravura il personaggio di una donna che rappresenta un’intera categoria femminile che non chiedeva altro di essere considerata alla pari degli uomini. Émilie avrebbe potuto in più occasioni essere più brava, più dotata, più intelligente. Ma a lei non interessava dimostrare niente, quanto poter essere libera. Libera dalle convenzioni sociali, libera dai dogmi, dai doveri coniugali ipocriti e dalle dicerie sterili della gente. Milena, allo stesso tempo, si definisce una donna libera, dalla fervida interpretazione teatrale, fuori dagli schemi. Quello a cui si rimanda l’attenzione, non è la volontà di un’occasione alla pari, quanto la possibilità di esserlo. Voltaire l’aveva capito, e lo si deduce da tutta la sua disperazione nei versi che le dedica dopo la sua morte.
Non dobbiamo lasciare che la ragione distrugga i nostri sogni
Émilie du Châtelet
Maddalena Barnabà
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