Morte di Martina Scialdone: la difesa del killer punta sulla casualità

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La tragica morte di Martina Scialdone è una pagina davvero nera della recente cronaca nostrana. Mentre proseguono le indagini sulla drammatico femminicidio dell’avvocata 34enne, la difesa del suo killer ed ex compagno, Costantino Bonaiuti, punta tutto sulla casualità.

A detta dell’avvocato di Bonaiuti, Fabio Taglialatela, infatti, la scomparsa di Martina Scialdone non sarebbe altro che “un tragico e assoluto caso“, che ha coinvolto l’avvocata, ma anche l’imputato stesso, duramente provato da “drammatici avvenimenti personali”.

Morte di Martina Scialdone: l’ipotesi del tentativo di suicidio finito male

In foto, Costantino Bonaiuti. Fonte fanpage.it

Martina Scialdone è stata uccisa lo scorso venerdì di fronte ad un ristorante al quartiere Tuscolano. Il suo killer, l’ingegnere sessantenne Costantino Bonaiuti, è accusato di aver freddato la donna con un colpo di pistola.
L’avvocato Taglialatela, difensore di Bonaiuti, punta su una tragica casualità.
Infatti, secondo quanto riporta Corriere, Taglialatela avrebbe scritto nell’istanza di revisione della misura cautelare presentata al Riesame che Bonaiuti avrebbe perso il controllo dell’arma. Tale circostanza, a detta della difesa riportata da Corriere, sarebbe ulteriormente confermata dal fatto che l’arma in questione fosse una pistola per “uso sportivo” e, dunque, estremamente sensibile nel far fuoco a qualunque contatto.

Tale tesi, come scritto sempre su Corriere, è diametralmente opposta rispetto a quella avanzata dal gip Simona Calegari, che ha confermato il carcere per l’imputato, sottolineandone la pericolosità. Su questo punto, Taglialatela è nuovamente intervenuto, dichiarando che il suo cliente non sarebbe pericoloso, ma che quella sera avrebbe voluto mettere in scena una sorta di finto suicidio, in un tentativo estremo di riavvicinarsi all’ex compagna.
Ciò, nell’ottica della difesa, non risulterebbe strano, dal momento che gli istinti suicidi non sono estranei alla famiglia di Bonaiuti. Le sorelle dell’imputato, infatti, si sarebbero tolte la vita a un solo giorno di distanza l’una dall’altra e questo drammatico evento sarebbe, secondo l’avvocato, la causa scatenante della sindrome depressiva del suo cliente.

Giulia Guglielmetti
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