”No Wags – Il calcio non è uno sport per signorine”, in scena OFF/OFF Theatre dal 7 marzo

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L’OFF/OFF Theatre accoglie lo spettacolo “No Wags – Il Calcio non è uno Sport per Signorine”.

In scena No Wags – Il Calcio non è uno Sport per Signorine all’OFF/OFF Theatre

No wags Off Off Theatre
Ph: Luigi Cerati

Da martedì 7 a giovedì 9 marzo 2023, l’OFF/OFF Theatre accoglie lo spettacolo “No Wags – Il Calcio non è uno Sport per Signorine”, con le attrici (e player) Cristina Chinaglia, Giada Lorusso, Roberta Pompili, special guest Miriam Galanti e con il coach Piji Siciliani in regia.

Un testo ironico, un racconto leggero tra pensieri e risate ma denso di significato, per raccontare cent’anni di sessismo e di emancipazione femminile nello sport più maschilista di tutti gli sport: il calcio.

I progressi del nostro tempo in fatto di parità di genere, pur non essendo neanche lontanamente sufficienti, sono senza dubbio considerevoli in vari campi dello scibile umano lungo gli ultimi 50 anni. Il calcio, viceversa, sembra essere rimasto ad un sessismo da età della pietra, tra gaffe retrograde degli addetti ai lavori, ostracismi di vario genere e luoghi comuni superati come “le donne non sanno la regola del fuorigioco”, il proverbiale “il calcio non è uno sport per signorine” (frase di Guido Ara del 1909, purtroppo ancora oggi in uso) o la dicitura sessista e squalificante “wags” (acronimo di “wives and girlfriends of sportsmen”), con cui vengono appellate le fidanzate dei calciatori, fino ad arrivare alla follia di presidenti di società calcistiche che vedono il calcio femminile come qualcosa di diabolico e contro natura. Ma nel frattempo il mondo, fortunatamente, si muove. E le donne sono da tantissimo tempo tifose, calciatrici, arbitre, guardalinee, allenatrici e dirigenti.

Emancipazione femminile e sport

E la strada dell’emancipazione femminile sembra proprio passare dallo sport più maschilista di tutti: è proprio il calcio, dal 1° luglio 2022, il primo sport a ratificare lo status di professioniste alle atlete italiane (in pochi sanno che ogni atleta italiana di ogni sport e di ogni livello è a tutt’oggi ufficialmente dilettante).

Una rivoluzione, quella del calcio femminile, che ha avuto un’importante accelerazione negli ultimi anni e un punto di non ritorno nel 2019, grazie all’exploit della Nazionale Femminile ai Mondiali di Francia e che oggi più che mai infiamma i cuori di un numero sempre più alto di tifose e tifosi.

Una storia lunga cent’anni tra emarginazione, assurde derisioni, delegittimazione e divieti. Una storia tutt’ora difficilissima se pensiamo che le calciatrici nazionali dell’Afghanistan hanno dovuto far perdere le loro tracce e scappare dal nuovo regime che non permette loro di fare sport in quanto donne.

Una storia che viene da lontano, dato che anche il fascismo vietò il calcio femminile, bloccando sul nascere un primo tentativo milanese di creare delle partite fra donne, nel 1933. Da un lato un bagaglio retrogrado che non riesce a essere del tutto superato, dall’altro una grande rivoluzione in atto. In questo contesto schizofrenico abbiamo pensato che ci fosse ampio terreno fertile per ragionare, tra il serio e il faceto, su tutte queste incongruenze, farle entrare in corto circuito e giocarci usando il palcoscenico teatrale come un campo di calcio.

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