Approvato oggi dalla giunta regionale il Priu (Piano regionale di interventi urgenti) per contrastare l’emergenza in corso della peste suina. Dei 75mila cinghiali presenti sul territorio regionale, 50mila verranno abbattuti.
Peste suina, approvato il Priu: previsto l’abbattimento di 50mila cinghiali tra le proteste dell’Oipa
Approvato oggi dalla giunta regionale della Pisana il Priu 2022-2024. Il Piano prevede l’abbattimento di 50mila cinghiali sui 75mila presenti sul territorio regionale, con particolare attenzione alle zone di Roma, Viterbo e Rieti. Necessaria per il contenimento della Psa l’adozione di procedure di biosicurezza sia per lo smaltimento delle carcasse che per la sorveglianza degli allevamenti di suini.
Alessio D’Amato, assessore alla Sanità della Regione Lazio, dichiara: “Il Piano ha una validità triennale e ogni anno sarà predisposto un report di sintesi. Nel contempo devono partire anche le attività di cattura all’interno delle aree perimetrate per la peste suina. Il Piano sarà pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Lazio. La riduzione del numero di cinghiali è un tema di salute pubblica, di sicurezza nella catena alimentare, di decoro urbano e di sicurezza nella mobilità”.
Non mancano però le proteste dell’Oipa, l’Organizzazione internazionale protezione animali, come riporta l’AGI, che considera il Piano un provvedimento “esecrabile e miope che preferisce la caccia, il sangue, a ogni soluzione etica”. L’Oipa fa leva su un parere degli esperti dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) che secondo l’organizzazione sembrerebbe dimostrare che “la caccia non è uno strumento efficace per ridurre le dimensioni della popolazione di cinghiali selvatici in Europa” e sostiene quindi che “si fa fuoco su esseri viventi senza neppure ascoltare la scienza”.
L’Oipa e l’Ispra sul Priu
A dare in qualche modo sostegno all’Oipa è l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), la quale raccomanda di sospendere qualsiasi tipo di attività venatoria nella zona infetta perché queste attività potrebbero portare ad un duplice rischio, e cioè “la movimentazione di cinghiali potenzialmente infetti sul territorio e la diffusione involontaria del virus attraverso calzature, indumenti, attrezzature e veicoli”.
Rita Corboli, delegata dell’Oipa di Roma, commenta così l’approvazione del Piano regionale: “All’indomani dell’ordinanza del commissario straordinario per l’emergenza peste suina, si è ragionato solo su come sguinzagliare i cacciatori fuori e dentro i parchi protetti invece, per esempio, di introdurre una raccolta rifiuti porta a porta nel quadrante nord di Roma, dove ancora cumuli di spazzatura giacciono sotto i cassonetti”. Corboli sostiene infatti che “i cinghiali non entrano nell’abitato nelle zone dove funziona la raccolta a domicilio: si consideri l’esempio di alcune zone del Municipio Roma 10, accanto alla Tenuta presidenziale di Castelporziano o, fuori Roma, la cittadina di Bracciano, proprio all’interno di un parco protetto”.
Giamila D’Angelo
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