Primavera nell’antica Roma: importanza e simbolismi dei fiori nella cultura romana

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Nell’antica Roma si utilizzavano i fiori in modo molto vario; dalla moda agli ornamenti architettonici, passando anche per usi medici e culinari. Ai fiori era dedicata una intera basilica, ovvero, la basilica Floscellaria sul cui tetto troneggiava la dea Flora; Nume tutelare dei fiori, della primavera e della fioritura delle messi a cui erano dedicate le celebrazioni dei Floralia (o Ludi Florales).

Gli usi dei fiori nell’antica Roma

Fiori antica roma

Nell’antica Roma gli usi dei fiori erano molteplici; si utilizzavano in medicina, in cucina, nella moda, per adornarsi e anche per decorare le dimore o ornare i defunti. La loro simbologia assurgeva anche a una funzione sociale; spesso, infatti, erano dono gradito da portare alla persona amata o una vera e propria cortesia verso un ospite che si cingeva con corone di fiori.

E, ancora, molto diffuso era l’uso propiziatorio: per esempio, alcuni fiori sacri – in base alla divinità che si omaggiava – erano offerti agli dèi insieme a una coppa di latte e erbe odorose, poste ai piedi delle statue. Gemme e boccioli erano anche i protagonisti delle cerimonie nuziali in quanto, proprio come accade oggi, ornamento fondamentale di deschi e simposi.

Il fiore era anche un ingrediente fondamentale per la creazione di creme, unguenti e misture che servivano a preservare la bellezza delle antiche donne romane. Tradizione vuole, infatti, che gli sposi o gli amanti donassero pomate o linimenti posti in vasetti alle loro amate; mentre le ragazze donavano ai loro amanti corone di fiori da loro intrecciate.

L’arte di intrecciare fiori e gli addobbi floreali

L’intreccio di corone di fiori era una vera e propria arte nell’antica Roma; come la musica o la pittura, le ‘puellae’ di buona famiglia dovevano, necessariamente, conoscerla. Tale operazione permetteva di fare esperienza con questi preziosi doni della natura; maneggiandoli era possibile conoscere rami, petali, corolle, coglierne le differenze e catalogarli per forme, colori, sfumature e riconoscerli.

La botanica era, da questo punto di vista, una scienza molto importante; c’è da non dimenticare, poi, che gli antichi romani erano prevalentemente un popolo di agricoltori. L’economia dell’antica civiltà romana, infatti, si basava principalmente sul settore agricolo e quindi i cittadini avevano un forte legame con la natura in ogni suo aspetto.

Le matrone romane erano solite addobbare le case con i fiori di stagione e spesso, se qualcuno tornava a casa portando buone notizie, gli si offriva una coppa di vino; successivamente, gli si cingeva il capo di fiori. Stessa cosa durante i convivi; i padroni di casa regalavano agli ospiti corone di fiori con cui cingersi i capelli e le gemme scelte per le corone non erano casuali.

Ogni fiore intrecciato e donato al commensale era simbolo di una caratteristica dell’ospite in quanto rispecchiava il suo temperamento. Un’accortezza delicata che richiama un’altra tradizione puramente radicata nell’antica Roma ovvero, l’importanza e la sacralità dell’ospitalità.

Boccioli fioriti nella moda degli antichi romani

Le modiste greche e romane erano solite applicare fiori su indumenti e capelli. Le donne patrizie dell’alta società di Roma si cingevano i capelli con deliziose acconciature in cui primeggiavano ridenti boccioli fioriti; spesso ornavano anche parasoli utilizzati per proteggersi dai raggi in quanto la pelle doveva rimanere candida.

La tendenza del periodo era anche attorcigliare fiori freschi attorno agli orecchini che, nella maggior parte dei casi, avevano forma circolare. Un altro utilizzo era intrecciare fiori alle cavigliere, spesso dotate di ciondoli tintinnanti; tuttavia, questa pratica, era per lo più da riservarsi alla fanciulle in quanto sulle matrone romane risultava sfrontata.

Fiori e magia nell’antica Roma

I romani erano fortemente superstiziosi e avevano un legame particolare con l’esoterismo e la magia. Si pensi, per esempio, al Fascinus: un amuleto che gli antichi romani utilizzavano per scongiurare l’invidia. Il filosofo e naturalista Plinio Il Vecchio pare affermasse che il fascinus fungesse da medicus invidiae, ovvero avesse come funzione primaria quella di scacciare il malocchio.

Si pensava che l’oculus maligno – il malocchio, l’invidia – si trasmettesse attraverso lo sguardo; il termine fascinus, in questo caso, si utilizzava per combattere queste influenze negative. Secondo i romani alcuni fiori avevano proprietà apotropaiche che proteggevano dal ”malocchio”:

  • L’ Agrifoglio, secondo Plinio il Vecchio, si doveva piantare sull’uscio di casa in quanto proteggeva dalla perfidia e dagli influssi negativi.
  • Il Biancospino era utile contro la sfortuna e il malocchio; per tal motivo, si donava ai matrimoni ed era simbolo di protezione per i neonati.
  • Il Ciclamino  si utilizzava contro i morsi dei serpenti velenosi. Per questo suo uso medico gli si attribuirono proprietà magiche; allontanare malefici, portare fortuna e avvicinare la persona amata.

  •  La Malva, secondo i romani, era utile per le doglie delle donne incinte. Si ponevano le foglie sotto l’addome in modo tale da facilitare il parto. Appena avveniva l’espulsione del feto si rimuoveva tutto velocemente. Secondo la credenza popolare, infatti, poteva accadere che fosse espulso anche l’utero.
  • La Lavanda oltre agli usi curativi si utilizzava principalmente per profumi, unguenti ed era posta nelle vasche per lavarsi, viste le proprietà rinfrescanti. Si riteneva anche che facesse da scudo alla magia negativa.
  • Le Ninfee erano per lo più ornamentali e, poste nei giardini, si pensa purificassero le acque e le abitazioni da influenze negative
  • I fiori di Pervinca erano ottimi contro influssi demoniaci; attacchi di serpenti, veleno, invidia e propiziatorie per la buona salute.

Stella Grillo

Ph: greenious.it

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