Proteste delle scuole: sono sempre di più gli istituti che si ribellano agli orari scaglionati. I presidi del Lazio e il sindacato studenti incitano al cambiamento. Lo scorso 8 ottobre solamente 30 studenti sono entrati al liceo Cavour, dopo un confronto con la dirigente, come riporta RomaToday.
Proteste delle scuole, parlano gli alunni: “gli studenti non devono essere ignorati dalla dirigente scolastica”
Proteste delle scuole: “Capiamo la situazione dovuta alla pandemia, stiamo affrontando i disagi dovuti allo scaglionamento degli orari nel miglior modo possibile, ma non ci sta bene che la componente studentesca venga ignorata dalla dirigente scolastica”. Queste le dure parole di Aurora Iacob, rappresentante d’Istituto del liceo Cavour e attiva nel sindacato studentesco romano. Venerdì 8 ottobre la quasi totalità dello Scientifico a due passi dal Colosseo non è entrato a fare lezione. “Abbiamo deciso di scioperare perché i colloqui con la preside inizialmente sono andati male, abbiamo chiesto dialogo e apertura rispetto alle nostre problematiche, legate in particolare alle uscite ritardate e all’assenza di pause durante la didattica. Inizialmente la risposta della professoressa Sabatano è stata: ‘Voi siete studenti e pensate a studiare, alla scuola ci pensiamo noi insegnanti'”. Così l’8 ottobre in classe c’erano solo 30 alunni, la metà dei quali dovevano fare gli esami di inglese del Cambridge. “A quel punto la preside si è resa conto della serietà della nostra protesta e come primo segno di apertura ha reintrodotto la ricreazione in cortile, che si svolge in due momenti distinti da 15 minuti ciascuno: prima c’era il Covid, ora non c’è più, strano vero?”.
Proteste delle scuole: si chiede la fine dello scaglionamento
Proteste delle scuole: le problematiche non riguardano solo il liceo Cavour. Nei giorni scorsi la Rete degli Studenti Medi di Roma ha inviato una lettera al Prefetto Matteo Piantedosi per porre l’attenzione sui forti disagi che quasi tutti stanno subendo a causa dello scaglionamento degli orari e chiedere un confronto. “Questo regime mortifica l’attività extrascolastica che ancora di più in questo periodo e dopo due anni di didattica a distanza è fondamentale. Impossibile non sottolineare quanto la salute mentale sia stata messa a dura prova da questo periodo ed è proprio per questo che diventano ancora più fondamentali i momenti di socialità, di tempo libero, di arricchimento personale attraverso attività sportive, artistiche e culturali che rappresentano la vita adolescenziale e la crescita del singolo”. Le richieste sono fondamentalmente tre: eliminare lo scaglionamento, garantire l’utilizzo delle ore da 50 minuti e incrementare sicurezza e frequenza dei mezzi pubblici. La stessa Aurora è un esempio lampante di come gli orari scaglionati incidano sulla quotidianità. “Io abito a Tor Bella Monaca e ci sono volte in cui torno a casa alle 17.30 senza nemmeno aver pranzato. Poi non faccio attività sportive, ma sono molto attiva nel sindacato studentesco quindi il tempo che mi rimane è poco e le ore di studio si riducono moltissimo”. Anche Cristina Costarelli, presidente dell’associazione nazionale Presidi del Lazio e dirigente scolastica del “Newton”, da tempo sta cercando un dialogo con l’ufficio scolastico regionale e il Prefetto, senza successo. ” Da prima di settembre abbiamo sollevato la questione, chiedendo che gli orari fossero tra le 8 e le 9, oltre a lasciare autonomia alle scuole. Ma di tutta risposta è arrivata l’ordinanza con l’ingresso alle 9.40, nient’altro. L’ultima volta che abbiamo parlato con Rocco Pinneri dell’USR? Nemmeno me la ricordo, su questa problematica c’è il silenzio assoluto”. “Oggi ho parlato con dei genitori e mi hanno espresso la difficoltà di gestire gli orari dei figli per le attività extra scolastiche. Da noi alla fine va anche abbastanza bene, c’è didattica anche al sabato quindi distribuiamo meglio l’orario, ma in altre realtà si torna a casa alle 17.30. Quando studiano questi ragazzi? Una situazione come questa non fa che peggiorare anche le condizioni mentali, non aiuta il benessere delle alunne e degli alunni che vengono da un anno e mezzo di isolamento, devono ritrovare la loro quotidianità e così è difficilissimo. Credo abbiano ragione a protestare, come anche a chiedere un confronto al Prefetto, ma mi auguro non decidano di occupare o fare autogestioni, non è la strada giusta”. L’Anp Lazio però non demorde: “Torneremo a chiedere apertura a Piantedosi e Pinneri e coinvolgeremo l’Anci, l’unione delle province, la Città Metropolitana”.
Seguiteci su