La triste realtà di diversi anziani di Roma deriva dal Quarticciolo. Nelle palazzine Ater numerosi sono i cittadini ormai reclusi in casa per l’assenza di un ascensore che possa aiutarli ad uscire dalla propria abitazione. I residenti chiedono l’installazione per abbattere le barriere architettoniche
Realtà angosciante al Quarticciolo di Roma: gli anziani “prigionieri” nei propri appartamenti sono bloccati dall’assenza dell’ascensore
Anziani di serie A e anziani di serie B: questa è la realtà del Quarticciolo di Roma.
Numerose sono le richieste e gli appelli da parte dei familiari di coloro i quali si ritrovano prigionieri nelle proprie abitazioni. L’assenza dell’ascensore, infatti, rappresenta una vera e propria barriera architettonica che le palazzine Ater subiscono da anni.
Secondo quanto riportato da RomaToday, nella scala Q di via Ugento 4, Municipio V, cinque famiglie su dodici hanno in casa almeno una persona con disabilità o difficoltà motorie.
L’ATER (Azienda territoriale edilizia residenziale pubblica) ha risposto negli scorsi anni alle richieste dei familiari affermando che la richiesta di disponibilità dei fondi è dell’Azienda della Regione Lazio dopo la formazione di elenchi di nominativi delle persone soggette a tutela e in possesso di certificato di invalidità.
A prendere a cuore la vicenda è stata Laura Corrotti, consigliera regionale e responsabile del dipartimento disabilità. In una nota al presidente Zingaretti, la consigliera scrive: “
“Metà delle famiglie residenti in un palazzo negli alloggi Ater del Quarticciolo ha all’interno della propria abitazione una persona con disabilità intrappolata, senza possibilità di uscita, a causa delle troppe barriere architettoniche… una situazione che rende impossibile la vita di queste persone fragili, senza possibilità di prendere un ascensore e con le scale come unica via d’uscita anche per chi non può fare a meno di muoversi con la carrozzina. Se è questa la Roma che immagina Gualtieri, sappiamo già purtroppo la scarsa attenzione del Pd nei confronti delle persone con fragilità”.
Serafina Di Lascio
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