Animi tesi tesi tra SULPL (Sindacato Unitario Lavoratori Polizia Locale) e lo Stato. È stato il Segretario regionale del Lazio, Alessandro Marchetti, ad alzare la voce sottolineando la situazione, per loro inconcepibile, di cui si è dovuta far carico la Polizia di Roma Capitale.
Le parole di Marchetti inerenti al Referendum
Ecco le dichiarazioni di Alessandro Marchetti, Segretario regionale SULPL del Lazio e funzionario nella Polizia Locale di Roma che richiama all’attenzione, con il Referendum, dello Stato i disagi subiti dagli agenti della polizia locale:
“Non basta dover coprire, anche richiamati in servizio d’urgenza in piena notte, i vuoti dei servizi elettorali romani, ieri oltre 400 poliziotti locali di Roma sono stati impegnati (ed obbligati) nelle surroghe di Presidenti e scrutatori dei seggi elettorali esteri. Si tratta non dei voti dei cittadini romani, ma di italiani che vivono in Asia, Oceania, America, Africa, Europa. Perché i problemi dei seggi esteri finiscono sulle spalle di Roma e della sua Polizia Locale? Perché lo Stato non utilizza le centinaia di migliaia dei suoi dipendenti ministeriali che lavorano a Roma? Perché Lo Stato sa che sui poliziotti locali può sempre far conto, ma poi fatica a riconoscere il nostro ruolo nella Repubblica. Il 12 settembre scorso abbiamo manifestato con un flash mob distanziato a Roma ma sembra di sbattere contro un muro di gomma. Da oltre 30 anni lo Stato ha sempre affossato la riforma della Polizia Locale preferendo considerarci meri impiegati in divisa, salvo poi utilizzarci quando non riesce a coprire i propri compiti ricordandoci che siamo poliziotti: dalla sicurezza fino ai servizi elettorali di sua competenza. E se poi qualcosa va storto la colpa è dei lavoratori. E anche questo Governo ha lasciato cadere nel vuoto la delega parlamentare per la Riforma. Ora basta! La Polizia Locale fa sempre il suo dovere servendo la Repubblica, ma lo Stato smetta di essere latitante!”.
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